Project Description

Residenziale B

La Cittadella venne realizzata da Gian Galeazzo Visconti subito dopo la conquista di Verona nell’ottobre 1387, a seguito del tramonto della Signoria Scaligera. Comprendeva l’area delimitata dal tratto della cinta comunale tra i Portoni della Bra e l’Adige, dal corso del fiume fino al bastione di San Francesco, dalle mura di Cangrande fino all’altezza della Porta Nuova e da Porta Nuova tornava ai Portoni della Bra.

Anche i Veneziani, subentrati ai Visconti nel 1405, si servirono della Cittadella per motivi militari fino al terzo decennio del Cinquecento. Divenuta strategicamente superflua, l’area venne poi ricondotta a uso civile: nel 1535 il doge affidò all’architetto Michele Sanmicheli, soprintendente alla fabbrica delle mura, il compito di trasformare la Cittadella e di lottizzarne il terreno. Sanmicheli fece demolire la muraglia occidentale, riaprendo così la vasta area alla città.

Dal punto di vista dell’uso residenziale, fino al Settecento la Cittadella era occupata da poche abitazioni private, situate prevalentemente presso l’Adigetto, nei dintorni di Piazza Cittadella e lungo la via d’accesso al centro della città.

Nell’Ottocento e, soprattutto, nel Novecento nella Cittadella vi fu un notevole sviluppo edilizio. Tanto che, durante il Ventennio fascista, si ipotizzò il trasferimento del centro direzionale della città da Piazza Vittorio Emanuele (oggi Piazza Bra) a Piazza Cittadella. Negli stessi anni, la discussione relativa al PRG (Piano Regolatore Generale) e gli interventi di vari architetti, come Paolo Rossi de Paoli (costruttore in Cittadella di Palazzo INA) ed Ettore Fagiuoli (progettista nel quartiere dell’ampliamento di Casa Bragantini) indussero a una valorizzazione della Cittadella sul mercato immobiliare e alla conseguente urbanizzazione di vaste aree del quartiere. Un esempio eclatante di questo è la costruzione di un nuovo quartiere residenziale nell’area fino a quel momento inedificata degli “Orti Gazzola”.

La Cittadella venne pesantemente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, dunque dopo il conflitto venne qui messo in atto un importante intervento di ricostruzione. Da allora l’area è sempre rimasta densamente abitata fino ai giorni nostri.

1 – Palazzo INA

Indirizzo: Corso porta nuova, 11

Anno costruzione: 1937

Progettista: Arch. Paolo Rossi De Paoli

Descrizione storica: Il palazzo era sede dell’ufficio di sicurezza, nel quale vi era l’area segreta delle SS, che aveva lo scopo di individuare i nemici del nazismo ed eliminarli.
Gli spazi erano adibiti a funzioni diverse: nelle attuali cantine si trovavano delle celle nelle quali le persone in attesa di un giudizio da Berlino rimanevano lì recluse; di queste si conserva ancora il cancello. Nel secondo piano si trovano tracce delle porte recanti scritte tedesche o alcuni interruttori delle luci. Nelle celle si può ancora vedere il condotto di aerazione.
Qui si trova anche il passaggio sotterraneo che conduceva al bunker che stava sotto Piazza Cittadella e si può ancora vedere la porta in legno originale.
Il cunicolo avanza per pochi metri prima di trovare una colata di cemento che impedisce di procedere. Attualmente in Piazza Cittadella c’è un parcheggio sotterraneo, ed ogni traccia del vecchio bunker è andata persa.
La presenza delle SS. viene ricordata da una lapide murata.

Descrizione architettonica: L’edificio è realizzato in stile novecentista secondo linee pulite e razionali. Il fronte è caratterizzato dall’uso della bicromia dei materiali in (marmo a laterizio) disposti secondo fasce alternate orizzontalmente. Al piano terra si individuano delle aperture rettangolari mentre al centro sono presenti tre arcate a tutto sesto che conducono al vestibolo di ingresso. Nella facciata si trovano 11 finestre con varie dimensioni. Sulla parte posteriore che si affaccia su Piazza Cittadella è possibile ammirare  un’arcata che introduce ad un cortile interno.

Autore: Istituto Einaudi.

2 – Palazzo FRO (Fabbriche Riunite Ossigeno)

Indirizzo: Piazza Cittadella, 6

Anno costruzione: 1935 – 1937

Progettista: Arch. Francesco Banterle

Proprietario: In origine sede amministrativa della FRO (Fabbriche Riunite Ossigeno), oggi comprende spazi commerciali al piano terra e abitazioni ai piani superiori

Descrizione storica: A partire dagli anni Venti del Novecento si era ormai consapevoli che il vero centro di Verona sarebbe presto diventato la zona di Piazza Bra, non più Piazza Erbe. Quando, negli anni Trenta, iniziò il dibattito riguardo il PRG (Piano Regolatore Generale, uno strumento necessario per lo sviluppo urbanistico della città), la Federazione Nazionale Fascista della Proprietà Edilizia nel 1932 propose lo spostamento delle funzioni amministrative in Piazza Bra. La stesura del PRG si protrasse fino al 1939, ma nel frattempo erano sempre più frequenti le sollecitazioni ad intervenire in aree specifiche della città che potevano essere valorizzate sul mercato immobiliare, soprattutto l’area compresa tra le mura comunali lungo l’Adigetto ed i bastioni austriaci di Porta Nuova: la Cittadella. In questo contesto va collocato l’intervento dell’architetto Paolo Rossi de Paoli (progettista, tra gli altri, del vicino Palazzo INA) riportato dalla rivista Urbanistica nel 1937, nel quale propone la valorizzazione di quest’area grazie alla realizzazione di nuove arterie stradali, ma anche la regolarizzazione di Piazza Cittadella grazie a sventramenti volti a conferirle una forma regolare. Si auspicava infatti per il centro di Verona una sistemazione urbanistica simile a quella che il regime fascista aveva attuato in altre città, come Bergamo o Brescia. Coerentemente con questi incentivi e con il PRG nel 1935 inizia la costruzione di Palazzo FRO, contribuendo al progetto di rettificazione della piazza.
La FRO, cioè Fabbriche Riunite Ossigeno, era un’azienda nata dall’unione di vari stabilimenti che producevano e commerciavano bombole di ossigeno e altro materiale per la saldatura. Il suo mercato comprendeva Veneto, Emilia e Lombardia Orientale (Brescia e Bergamo). I fratelli veronesi Galtarossa occupavano un ruolo di rilievo tra gli azionisti della FRO: la FRO a Verona nasce proprio all’interno della azienda Galtarossa e avrà stabilimenti presso Stradone Santa Lucia e, successivamente in ZAI. La sede sociale della FRO venne spostata proprio a Verona nel 1925. Verona era infatti circa equidistante dai principali centri produttivi (Ferrara, Brescia e Rimini).

Descrizione architettonica: Palazzo FRO è un edificio di quattro piani costruito lungo Piazza Cittadella. Originariamente, e almeno fino agli anni ‘60, l’edificio si sviluppava per soli tre piani, ma è stato innalzato. Ha una forma irregolare, simile da una L, con il lato lungo affacciato sulla piazza. Molto particolare è l’angolo stondato in corrispondenza dell’immissione di Vicolo Volto Cittadella nella piazza. Al piano terra si trova l’ingresso principale con arco a tutto sesto fiancheggiato da due aperture più piccole anch’esse arcuate. Le finestre della facciata principale sono di forma quadrata; quelle dell’ultimo piano, realizzate a seguito della sopraelevazione, mostrano una diversa impostazione. La finestra del primo piano in corrispondenza dell’ingresso principale è sormontata da una decorazione semicircolare metallica che forma un arco a tutto sesto con la cornice della finestra. Simili decorazioni si trovano anche sopra ai due portali minori. La divisione in piani è evidenziata da dei marcapiani su cui poggiano le finestre di secondo e terzo piano. Le finestre del primo piano si trovano più in alto rispetto al marcapiano ma hanno un bancale continuo. Attualmente l’edificio è dipinto di rosso ed i dettagli (come davanzali e marcapiani) sono realizzati in pietra bianca locale, risultando così in evidenza. Sia il portale principale che l’ingresso lungo Vicolo Volto Cittadella sono chiusi da un cancello metallico con decori a volute. La facciata lungo Vicolo Volto Cittadella è caratterizzata da tre archi a tutto sesto, chiusi da cancelli, che collegano il lato lungo e corto della “L”. Sono fiancheggiati da due aperture rettangolari e una finestra quadrata a destra. Al primo piano si trovano due finestre ad arco a tutto sesto e una quadrata, mentre le finestre degli altri piani sono rettangolari o quadrate. Al primo piano nell’angolo della “L” si può osservare un balcone con parapetto metallico, mentre nei piani superiori il parapetto è in muratura. La facciata del lato corto presenta al piano terra due portefinestre rettangolari ai lati e due finestre quadrate al centro. Le finestre dei piani superiori sono quadrate, le due centrali del primo piano sono sormontate dal semicerchio con la decorazione metallica presente anche nella facciata principale. Il tetto, piuttosto sporgente, presenta una gronda in legno.

Autore: Istituto Maffei.

3 – Villa Brasavola de Massa

Indirizzo: Piazza Cittadella, 3

Descrizione storica: La villa si trova nel cuore di Verona, affacciata su Piazza Cittadella. La villa fa parte delle più estese proprietà private del centro storico.
Aveva la funzione di convento dei Padri teatini fino al 1773, quando venne confiscato. In seguito venne venduto a Gio Batta Rossi il quale installò la sua tintoria. È attualmente sede di congressi ed eventi di vario genere, ma soprattutto costituisce uno sfondo spettacolare per matrimoni.

Descrizione architettonica: Costruita alla fine del 700 su disegno di Adriano Cristofoli in stile neoclassico, fronteggia un giardino tardo-rinascimentale. La villa è circondata da una cancellata ed inoltre caratterizzata da orti recintati. La facciata è presentata a ridosso di un vecchio edificio, l’antica chiesa romanica di Santa Maria della Ghiaia. 

Autore: Istituto Einaudi.

4 – Isolato del cavallino

Indirizzo: Via Adigetto

Anno costruzione: 1957 (parte sud); 1965 (parte nord)

Progettista: Ing. Italo Avanzini (parte sud); Arch. Luciano Cenna e Arch. Luigi Calcagni (parte nord)

Descrizione storica: Prima dell’isolato del cavallino in quell’area si trovava un albergo. Quando lo dovettero demolire per costruire il palazzo, iniziarono un sacco di discussioni di come l’area della Cittadella sia diventata semplicemente un complesso urbanistico, molti veronesi ricordano l’aspetto di piazza Cittadella prima degli interventi edilizi del dopoguerra.
Nel centro della piazza, a terra battuta e ornata di alberi, trovavano ospitalità periodicamente i circhi equestri e durante le fiere agricole le rassegne equine.
L’incarico di progettazione fu affidato agli architetti Calcagni e Cenna.
Il grande fabbricato copre la vecchia strettoia di via Adigetto e una parte dell’area occupata dai fabbricati che si affacciano sul Cavallino.

Descrizione architettonica: Dopo una discussione burocratica l’amministrazione concede estendere l’altezza massima che al posto di 17 m, calcolandola in base alla nuova viabilità riuscirono ad arrivare a 21 m. Le vecchie schiere bombardate saranno sostituite da un fabbricato in stile tardo-razionalista destinato a funzione abitativa o commerciale.
Il fabbricato mantiene inoltre i livelli della piazza considerando che la sopraelevazione comprometterebbe l’esistenza delle case a nord. 

Autore: Istituto Einaudi.

5 – Palazzo Zamboni

Indirizzo: Via Adigetto 11

Anno costruzione: 1936

Descrizione storica: Il palazzo è stato adibito a funzione residenziale in seguito alla richiesta di Zamboni Gisella il 14 gennaio 1936.
Risale alla metà degli anni 30 quando questa zona era soggetta a forti edificazioni e sorgeva lungo le rive dell’Adigetto. L’edificio si trova vicino ad un’altra costruzione nella quale è tutt’oggi visibile la targa con la scritta ‘RC’ ad indicare il ‘rifugio casalino’. I rifugi erano luoghi diffusi all’epoca a causa dei bombardamenti e delle incursioni aeree dovute alla seconda guerra mondiale. Una volta suonati gli allarmi antiaereo, le persone fuggivano e si rifugiavano in queste cantine adibite precedentemente a rifugio e capaci di ospitare numerose persone. In specifico, proprio in questo periodo l’area della Cittadella subì numerosi danneggiamenti molto gravi a causa delle due guerre mondiali e in particolare con la seconda.

Descrizione architettonica: L’edificio dalle forme pulite e razionali si sviluppa su quattro piani con un prospetto alquanto regolare.
Ravvivato dal colore rosso mattone è decorato da semplici balconcini dalle singolari linee arrotondate.

Autore: Istituto Einaudi.

6 – Palazzo Cooperativa Labor

Indirizzo: Via Luigi da Porto, 4

Anno costruzione: 1953

Descrizione storica: Dal 1897 a Verona era attiva un’importante fiera di cavalli che nei decenni successivi, affiancata da altre iniziative agricole, prese il nome di “Fiera di Marzo”. Questa si svolgeva nell’area compresa tra l’Adigetto, Via del Pontiere, il convento delle Franceschine e l’Adige che venne attrezzata con stalle e scuderie alla fine dell’Ottocento. La fiera si tenne qui tra il 1898 e il 1948, anno in cui la sede espositiva venne trasferita in Borgo Roma. Va infatti ricordato come, durante la Seconda Guerra Mondiale, la zona fu pesantemente danneggiata dai bombardamenti.
Con la Ricostruzione, il PRG (Piano Regolatore Generale, uno strumento urbanistico di cui ogni comune si deve dotare per regolare l’attività edilizia) di Verona degli anni Cinquanta prevedeva la risistemazione dell’ex Campo Fiera con la costruzione di vari palazzi residenziali. In questo contesto si inserisce la costruzione del Palazzo della Cooperativa Labor, terminata nel 1953. Unico palazzo residenziale, insieme a quello al civico 6, ad essere stato costruito. Infatti, negli anni Sessanta, con la Variante Generale del PRG, vennero definitivamente demoliti i precedenti edifici per lasciar spazio a un grande complesso edilizio ad uso amministrativo, progettato da Libero Cecchini (uno dei più importanti architetti veronesi nel Novecento, che ha lavorato alla ricostruzione dei ponti storici distrutti dai tedeschi in ritirata e a molti altri restauri e cantieri nella città, ad esempio la camera di commercio).
Oggi, l’area dell’ex fiera è ancora una volta in trasformazione con la dismissione degli uffici finanziari ed il subentro di nuove attività direzionali e formative.

Descrizione architettonica: Il palazzo Cooperativa Labor è un edificio residenziale a pianta regolare che si sviluppa su cinque piani progettato all’inizio del 1950. Il condominio presenta due ingressi al piano terra e delle finestre simmetriche alternate a balconi. Il piano terra è rialzato rispetto al livello stradale, lasciando spazio a una cantina individuabile grazie alla presenza delle finestre a bocca di lupo. Le finestre del piano terra poggiano su un cordolo in pietra bianca, che divide la parte della parete più in basso, decorata a bugnato liscio, dal resto, oggi dipinto di un uniforme marrone chiaro. I balconi non sporgono dal corpo del palazzo, ma vi rientrano, creando delle logge. Quelli situati sull’angolo sono ancora oggi aperti, come nel progetto originale, mentre quelli al centro della facciata sono attualmente chiusi da vetri. La simmetria dell’edificio e la perfetta regolarità delle finestre protendono il palazzo vero l’alto, facendolo apparire più alto di ciò che già è. Lo stile è semplice ed essenziale, quasi industriale.
Il palazzo è inserito in modo abbastanza armonico nel contesto urbanistico-architettonico degli altri edifici residenziali e con gli uffici finanziari di Verona. Questi ultimi, costruiti da Libero Cecchini, comprendono un complesso di edifici in cemento armato rivestiti in pietra nella zona superiore: in totale vi sono quattro strutture di cinque piani collegate tra loro da una galleria sopraelevata pedonale e divisi da giardini.
Evidente è invece il contrasto con l’ingresso dell’ex-fiera, costruito tra il 1927 e il 1930 su progetto dell’arch. Alfonso Modonesi, che è un edificio composto da due corpi di pianta rettangolare collegati da un porticato con sovrapposta una terrazza. I due corpi sono di tre piani e presentano degli archi a tutto sesto al pianterreno e aperture rettangolari ai piani superiori. La decorazione è caratterizzata dal bugnato del piano terra e dalle eleganti cornici delle finestre.

Autore: Istituto Maffei.

7 – Casa Residori

Indirizzo: Via del Fante, 7

Anno costruzione: 1925

Progettista: Arch. Giovanni Salvi

Descrizione storica: Il progressivo spostamento del centro della città verso sud, da piazza Erbe a piazza Vittorio Emanuele (piazza Bra), comportò lo sviluppo, avviato ancora nel sec. XIV, di un grande corso che permetteva il collegamento con la stazione di Porta Nuova, entrata in funzione nel 1922. Corso Porta Nuova si venne così configurando come una delle arterie cittadine più importanti e nelle zone ad esso circostanti si concentrò un’attività edilizia di un certo prestigio. Furano realizzati, entro i primi trent’anni del Novecento, alcuni edifici rappresentativi della nuova e funzionale città borghese, quali il palazzo della Borsa di commercio, il Grand Hotel e altri.
Lo spostamento del ruolo di stazione principale da Porta Vescovo a Porta Nuova determinò anche lo sviluppo di alcuni quartieri in zone prima non interessate da precise attività urbanistiche. Ad esempio l’area fino ad allora non edificata degli Orti Gazzola, che divenne, intorno agli anni ’20, un nuovo quartiere residenziale (la zona situata tra la caserma Campone ad ovest e il fiume a est; questi territori occupavano la maggior parte del latifondo di proprietà dei conti Gazzola).
Il terzo decennio del 1900 vide dunque l’occupazione edilizia di zone considerate fino ad allora marginali, le cui lottizzazioni, spesso sviluppatesi casualmente e senza una precisa pianificazione, servivano per definire e chiudere il disegno della città in via di sviluppo.
Casa Residori, realizzata su una preesistente costruzione adibita a stalla, facente parte delle proprietà dei conti Gazzola, risulta abitabile dal 26 maggio 1925. Il proprietario, Giovanni Residori, era anche locatario dei terreni del cosiddetto Campone, che utilizzava per la propria attività commerciale di frutta e verdura.

Descrizione architettonica: L’immobile si sviluppa in tre piani (all’epoca della costruzione la sede stradale era alcuni metri più bassa dell’attuale, per cui le finestre del primo piano erano a una giusta altezza, mentre oggi rasentano la strada). L’ultimo piano era adibito a magazzino.
Il prospetto principale (quello su via del Fante) è scandito da cinque assi di aperture; nel mezzo si apre un portone a ferro di cavallo, ornato da una ghiera, sottolineata superiormente da una cornice dentellata in laterizio.
Le finestre del primo piano, ad arco ribassato, sono anch’esse adorne di un motivo in laterizio. Orizzontalmente, lungo tutta la facciata, corre una fascia di mattoni disposti a cortina, intervallata dalle monofore e dalle bifore con arco a tutto sesto, completate, superiormente, da archi a ferro di cavallo, sempre con cornice dentellata in laterizio, simili a quelli del portone e, inferiormente, da singoli davanzali in mattone.
Le bifore inoltre sono scompartite da una colonna con capitello ornato a crochet. Il sottotetto è dipinto con un fregio a tempera in stile liberty realizzato da Giovanni Bragantini e Orazio Pigato, purtroppo rovinato in più parti. La decorazione, policroma, presenta girali a foglia d’acanto, candelabre e pavoni stilizzati.
Nel prospetto su via Grazioli i pannelli decorativi raffigurano velieri con il vento in poppa, simbolo di opulenza.
L’edificio costituisce un esempio interessante di eclettismo architettonico sapientemente integrato al decorativismo floreale e simbolista dell’arte nouveau.

Autore: Istituto Maffei.

8 – Casa Ferrari

Indirizzo: Via Bartolomeo Grazioli, 2

Anno costruzione: Tra gli anni ’20 e ‘30

Descrizione storica: Nei primi decenni del Novecento, nel pieno dell’espansione urbana della città di Verona e a seguito dello spostamento della stazione principale da Porta Vescovo a Porta Nuova, si determinò lo sviluppo di quelle aree prima non interessate da precise attività urbanistiche, come quella di fronte al bastione della santissima Trinità, sul lato campagna. La zona, posta al di fuori della cinta magistrale, assunse una propria fisionomia a partire dagli anni ’20, quando, per iniziativa della Cooperativa edile Ferrovieri, vennero realizzate una trentina di case destinate ai dipendenti delle ferrovie, mentre nel 1930 fu inaugurata una casa popolare (via Faccio 1), voluta dall’Amministrazione comunale fascista per favorire al fabbisogno di alloggi della città.
Una simile situazione si verificò nell’area compresa tra la caserma Campone, ad ovest, e il fiume Adige, ad est, in una zona precedentemente occupata da “ortaglia adacquatoria, un prato erborato, vitato e con frutti”, che divenne la sede di un nuovo quartiere residenziale, denominato “Orti Gazzola”.
Il quartiere venne presto edificato con numerosi graziosi villini, tra i quali troviamo quello fatto costruire dalla famiglia Ferrari, posto sul retro di casa Residori. Contestualmente, Furono interessate al medesimo fervore edilizio anche altre aree della città, fino ad allora non edificate perché destinate alle fortificazioni.

Descrizione architettonica: L’edificio, di forme semplici, è particolare per via dell’aggetto decorativo della facciata posto sulla destra, ed è ravvivato dall’inserimento, più a sinistra, di una loggia che si sviluppa sui tre piani, che funge da raccordo tra il corpo aggettante e la facciata stessa. La loggia è sostenuta da tre colonne con fusto rettangolare e da una semicolonna a base quadrata, sia al primo che al secondo piano, mentre al terzo piano è conclusa con una terrazza che, come le logge sottostanti, è adornata da un parapetto a balaustrini.
Un ulteriore corpo aggettante è inserito nel lato sinistro del fabbricato e presenta, sul prospetto verso via Grazioli, due finestre ad archivolto e una rettangolare con parapetti ciechi a balaustri.
Lo stile liberty è caratterizzato da motivi ispirati dal vero, specialmente dal mondo vegetale e floreale, con molta libertà di applicazione, scarso senso architettonico, poco rigore stilistico e poca solidità costruttiva. Il nome degli inventori divenne sinonimo di questa libertà, e la parola liberty passò in vari paesi europei a indicare quest’arte decorativa, che venne denominata anche art nouveau, stile floreale o, per la sua grande libertà, style sans style.
Questo stile ebbe il suo maggior successo in architettura: Victor Horta, un architetto belga, vi portò un approccio innovativo, utilizzando forme irregolari, lussureggianti e curve.
Il liberty si si affermò in Italia inizialmente come arte nuova o arte floreale. A Verona il lessico architettonico adottato nel quartiere Gazzola, di stile liberty ma con rimandi alla cultura classica, conferma la volontà di fare del luogo una zona privilegiata, caratterizzata da imponenti ed eleganti fabbricati.
Gli edifici definiti liberty a Verona hanno dunque in realtà uno stile più rielaborato e sobrio: ad esempio le balconate in ferro battuto dipinte in oro dell’Hotel Solvay (opera di Horta) non sono affatto simili alla balconata di casa Ferrari dove, sebbene l’intera loggia sia in una posizione aggettante particolare, lo stile è molto più sobrio e classicheggiante, e ogni elemento architettonico rispetta, almeno apparentemente, i principi di ordine e armonia.
Si parla di stile eclettico, che si ispira a fonti diverse, accogliendo da ciascuna gli elementi ritenuti migliori. In ambito architettonico si riferisce in particolare alla combinazione nello stesso edificio di elementi tratti da vari stili storici, tipica della seconda metà del XIX secolo.

Autore: Istituto Maffei.

9 – Case abusive / Bastione di San Francesco.

Indirizzo: Via Faccio

Anno costruzione: 1945

Descrizione storica: Le case situate nei pressi di Bastione San Francesco furono costruite a partire dal secondo dopoguerra. Avrebbero dovuto essere demolite nel 2010 ma sono state abbattute solo il 28 Febbraio 2020. Per questa prima fase di demolizione sono stati spesi 25 mila euro mentre per la bonifica del territorio 1 milione di euro per l’enorme quantità di rifiuti. In tutto le case erano 27.
La riqualificazione dell’area è frutto di un passaggio fondamentale volto a restituire decoro alla zona e per consentirne il trasferimento dal Demanio al Comune.
I cittadini veronesi e le autorità di competenza, considerano inaccettabile la presenza di case abusive in un’area centrale della città, che dall’anno 2000 fa parte del patrimonio dell’Unesco ed è inoltre meta turistica tra le più ambite in Italia. Il progetto di riqualificazione di questa zona ha previsto il recupero delle risorse necessarie per valorizzare anche questo tratto di mura di mura nei pressi del bastione di San Francesco.

Descrizione architettonica: Le case in analisi sono 27 casette; quasi tutte disabitate e fatiscenti.
Si trovano nei pressi del bastione di San Francesco: costruito in muratura e terra. Il muro è rivestito da paramento laterizio e il suo profilo è in pendenza.
Si presenta in condizioni di forte degrado a causa della trascuratezza e dell’insediamento delle case abusive.
Lo spazio esterno è invaso dalla vegetazione non curata.
Il bastione incorpora la Torre scaligera di Sant’Antonio, svettata e riempita di terra.

Autore: Istituto Einaudi. 

10 – Condomini INCIS

Indirizzo: Via del Carrista, via del Lanciere, circonvallazione Raggio di Sole, via del Minatore

Anno costruzione: 1957

Progettista: Arch. Maurizio Sacripanti

Descrizione storica: Fin dall’inizio del Novecento a Verona si era presentato il problema della mancanza di alloggi a basso costo e del conseguente sovraffollamento di alcuni quartieri della città. Nei primi anni Dieci del Novecento il comune fece costruire tre quartieri di case popolari ma a seguito della Seconda Guerra Mondiale e della distruzione causata dai bombardamenti il problema si ripresentò.
Negli anni Cinquanta in Italia in generale, e anche a Verona, l’industria edile registrò un forte aumento di attività (circa del 30%). Gran parte degli edifici erano realizzati grazie a commissioni pubbliche o a sovvenzioni di enti pubblici, come l’INCIS, cioè l’Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali. Questo ente, costituito nel 1924 e soppresso nel 1971, si occupava della costruzione (in rari casi dell’acquisto) di alloggi, che poi assegnava a prezzi agevolati a dipendenti statali, civili o militari, con una particolare attenzione per i lavoratori con uno stipendio più basso.
L’INCIS scelse a Verona un lotto precedentemente a uso militare, dunque già di proprietà dello Stato, affidando il progetto all’architetto romano Maurizio Sacripanti che si stava occupando della costruzione delle case INA di Santa Lucia. In esso era presente un unico edificio costruito negli ultimi tre decenni dell’Ottocento e poi distrutta dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. L’area originariamente rivestiva un’importanza strategica dal punto di vista militare, infatti si sviluppava tra le mura austriache e la Caserma del Campone (oggi il tribunale).
I condomini costruiti negli anni Cinquanta sono al giorno d’oggi ancora utilizzati a scopo abitativo.

Descrizione architettonica: Il complesso dei condomini INCIS è composto da cinque palazzi affacciati su un cortile centrale che attualmente funge da parcheggio per gli inquilini. Sorgono nel lotto delimitato dalla Circonvallazione Raggio di Sole, Via del Minatore, Via del Carrista e Via del Lanciere. Gli edifici, di forme irregolari diverse tra loro, sono circondati da delle piccole aree adibite a giardino, più ampie sul lato prospiciente la Circonvallazione Raggio di Sole. I palazzi sono di base rettangolari, con corpi sporgenti e si sviluppano per un’altezza di quattro o cinque piani e dotati di sottotetto e cantina, individuabili anche dall’esterno grazie alle finestrelle appena sotto le falde e a quelle a bocca di lupo. Numerose finestre si aprono sull’esterno, alternate a balconi, alcuni dei quali chiusi da vetri. Le finestre sono di forma rettangolare. I balconi non sporgono dal corpo dell’edificio, ma vi rientrano, tuttavia molti sono dotati di sporgenze quadrate aggettanti rispetto al palazzo che ampliano l’area dei balconi e danno dinamismo alla facciata. I parapetti dei balconi sono in muratura al piano più basso e in due lati su tre delle sporgenze quadrate, mentre tutti gli altri parapetti sono in metallo. La divisione in piani è sottolineata da marcapiani. Gli edifici sono attualmente colorati di giallo chiaro, tranne il condominio all’angolo tra Via del Minatore e Via del Carrista e quello all’angolo tra Via del Carrista e Via del Lanciere, dipinti di un rosa chiaro. Le tapparelle e le tende contrastano, essendo verdi nei palazzi gialli e grigie o bianche nei palazzi rosa.

Autore: Istituto Maffei.