Project Description

Infrastrutture A

Il nostro percorso si focalizza su alcune delle infrastrutture della zona di Cittadella. Con il termine infrastrutture intendiamo tutti quegli impianti e servizi pubblici che sono necessari allo sviluppo urbanistico della città.

Come suggerisce la nostra mappa il percorso inizia da piazza Cittadella, chiamata così perché piazza richiama la passata funzione militare del quartiere. Successivamente le altre tappe sono: parcheggio Arena, direttamente adiacente alla piazza e palazzo dell’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), anche questo situato immediatamente subito dopo il parcheggio. Poi ci incammineremo fino al confine sud della zona di Cittadella per raggiungere i giardini Raggio di Sole, posizionati nella Circonvallazione omonima. Alla fine della circonvallazione, poi, si troverà uno snodo stradale, nonché la breccia dei cappuccini, che fu una delle prime ad essere aperta per incrementare lo sviluppo dell’area circostante. Alla fine di via Faccio, secondo la nostra mappa, ci troveremo davanti uno dei ponti del percorso: ponte San Francesco, che insieme a ponte Aleardo Aleardi delimita la zona di piazza cittadella dalla parte dell’Adige. Prima di arrivare al secondo ponte visiteremo gli Uffici Finanziari, collocati nell’ex campo fiera. Arrivati alla fine del lungadige, per non oltrepassare il ponte Aleardo Aleardi, gireremo a sinistra e incontreremo prima i giardini Josè Escrivà (sacerdote fondatore dell’Opus Dei) e la zona dell’Adigetto, chiamata così perchè prima lì scorreva il fiume in un canale artificiale.

1 – Adigetto

Indirizzo: Via Adigetto

Descrizione storica: L’Adigetto era un braccio secondario del fiume Adige. Che all’altezza di Castelvecchio si staccava dal corso principale e costeggiando le mura comunali della Cittadella tornava nel fiume all’altezza di Ponte Aleardi
Non si conosce con certezza il periodo in cui quest’ultimo si sia formato ma si pensa che l’Adige in questo punto avesse la tendenza a tracimare. L’Adigetto costeggiava le mura di età comunale nel tratto lungo l’attuale via Roma e via Pallone e si riuniva all’Adige all’altezza del presente Ponte Aleardi . Considerato un Rio secondario del fiume Adige, venne denominato “Rio-Fiol” che significa il figlio dell’Adige in qualità di ramo secondario del fiume.
Numerose furono le inondazioni del fiume Adige a Verona. Si rammenta quella rovinosa del 1239, a seguito della quale, L’Adigetto esondò danneggiando le mura comunali che insistevano sul suo percorso; L’Adigetto è ricordato anche per gli aspetti positivi che grazie alla sua presenza si ebbero in passato sulla città: esso, portò oltre a costituire un elemento di difesa a sud della Verona, fu impiegato come via di comunicazione sull’acqua incrementando quindi il transito legato al commercio;.. veniva attraversato con la “tansa” cioè una barca larga ed a fondo piatto che sfruttava agevolmente anche i canali più ridotti e magri.
L’ultima piena del fiume Adige, quella del 1882, fu considerata la più gravosa tant’è che dopo tale evento catastrofico in cui persero la vità molti veronesi e diversi edifici storici crollarono si cercò di ridurre e contenere le dimensioni della portata del fiume Adige costruendo robusti argini detti anche muraglioni., l’Adigetto in quella circostanza venne ridotto ad un corso sotterraneo, ma solo dopo la prima guerra mondiale fu interrato totalmente, anche per motivi igienici.

Descrizione architettonica: Verona venne chiamata “Verona athesi circomflua” (questo termine significa accerchiamento, infatti tutta la città era racchiusa tra l’Adige e questo ramo e quindi praticamente era un’isola!)
Ponte Manin, era uno dei ponti che attraversava l’Adigetto. Come molti ponti, permetteva il transito da dentro e fuori le mura comunali che questo rio costeggiava. Quelle che un tempo erano mura comunali oggi corrispondono al tratto di cortina che segue la Gran Guardia fino al fiume, all’altezza dell’attuale Ponte Aleardi, visto che le costeggiando l’area nord dellava, Cittadella. Ancor oggi questa testimonianza ci è nota nel toponimo della strada via Adigetto. Queste mura comunali vennero costruite tra il 1194 e 1224 a nord dell’avvallamento che successivamente venne ampliato con un fosso o canale dove scorreva l’Adigetto. Le mura in seguito furono poi potenziate nei secoli successivi, in particolare dai Visconti, quando dal 1402 al 1405 decisero di fortificare tale area così poi chiamata Cittadella da piccola città fortificata.

Autore: Istituto Einaudi.

2 – Giardini San José Maria

Indirizzo: Via del pontiere

Descrizione storica: San José Maria Escrivà de Balaguer, i, cosi sono denominati i giardini posti tra via del Pontiere e lungadige Capuleti, dietro le mura magistrali.
Dedicati al sacerdote fondatore dell’Opus De, che nacque a Barbastro (Spagna) il 9 gennaio 1902. Fu ordinato sacerdote nel 1925.
Nel 1927 iniziò a Madrid un instancabile lavoro sacerdotale dedicato in particolare ai poveri e ai malati nelle borgate e negli ospedali.
Il 2 ottobre del 1928 ricevette una speciale illuminazione divina e fondò l’Opus Dei, un’istituzione della Chiesa che promuove fra cristiani di tutte le condizioni sociali una vita coerente con la fede in mezzo al mondo attraverso la santificazione delle opere quotidiane: il lavoro, la cultura, la vita familiare…
Alla sua morte, nel 1975, la sua fama di santità si è diffusa in tutto il mondo, come dimostrano le molte testimonianze di favori spirituali e materiali attribuiti all’intercessione del fondatore dell’Opus Dei, fra cui anche guarigioni clinicamente inesplicabili.

Autore: Istituto Einaudi.

3 – Ponte Aleardo Aleardi

Indirizzo: Via Ponte Aleardo Aleardi

Anno costruzione: 1950 (su progetto del 1938)

Progettista: Ing. Umberto Zanolini

Descrizione storica: Il cimitero monumentale, i cui lavori iniziarono nel 1828, nel Campo Marzio, anche se adiacente alla città era molto scomodo da raggiungere. Esisteva da tempo un traghetto per collegare la città con la sponda del cimitero, ma ormai cinquant’anni dopo, per l’esigenza dei nuovi tempi, era diventato futile. Si pensò perciò alla creazione di un ponte, nominato in un primo momento “ponte in ferro al Pallone”. Per far sì che la via da cui prende il nome il ponte sfociasse direttamente sull’Adige si dovette demolire parzialmente la zona del bastione del Crocifisso. Il ponte in ferro, inaugurato nel 1879,venne dedicato al poeta e patriota Aleardo Aleardi, scomparso l’anno prima. Egli fu uno dei sostenitori dell’indipendenza dall’Impero Austriaco.
Il ponte ebbe comunque una vita breve, infatti tre anni più tardi fu distrutto dall’alluvione del 17 settembre 1882. Fu ricostruito prontamente nel 1883 sulla falsariga del ponte precedente ma con qualche modifica. Inoltre per oltrepassare il ponte bisognava pagare un pedaggio da cui ne beneficiava l’impresa che aveva sostenuto i lavori. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1921 si constatarono le condizioni di precarietà del ponte perciò fu proibito il passaggio di alcuni carichi. Il progetto di un nuovo ponte, però fu approvato sono nel 1938.
Secondo questo progetto il ponte Aleardo Aleardi doveva essere costruito in cemento armato. Durante l’inverno del 40-41 si costruirono le spalle e le pile del nuovo ponte, ma nel 1942 si dovettero interrompere i lavori per la guerra e per dirottare tutte le risorse disponibili a fini bellici. I tedeschi fecero saltare una delle due pile costruite, ma data la sua importanza per il transito venne gettato un ponte provvisorio. Nel 1949 venne ripreso il progetto originario e il ponte venne rivestito dal marmo di Sant’Ambrogio. Nel 2 luglio del 1950 venne ufficialmente inaugurato.

Descrizione architettonica: Costruito in cemento armato, lungo 90 metri e largo 14, compresi 4 metri per i due marciapiedi. Ha due piloni con tre arcate a sesto circolare ribassato con la luce centrale di m 31 e quelle laterali di 26,50. L’altezza sul greto del fiume risultava di m 10,50. Il marmo utilizzato è quello di S. Ambrogio.
Il ponte collega la riva dove si trova il cimitero monumentale, edificato nell’area davanti a Porta della Vittoria, dove davanti ad esso si trovano i giardini di Via Ponte Aleardo Aleardi, con la città. A destra si collega con i resti del bastione del Crocifisso a sud e a nord con l’ex macello; entrambe le zone furono soggette a dei lavori di demolizione per la realizzazione del ponte.

Autore: Istituto Maffei.

4 – Uffici Finanziari

Indirizzo: Via da Porto, 1

Anno costruzione: 1966

Progettista: Arch. Libero Cecchini

Descrizione storica: Gli Uffici Finanziari di Verona, collocati nell’ex campo Fiera del Quartiere Cittadella a diretto contatto col fiume Adige, con le storiche mura viscontee e con la tomba di Giulietta, costituiscono un grande complesso edilizio di vasta scala. Quest’area, dal 1898 fino al 1948, venne utilizzata come Fiera Cavalli, allestita e curata dall’amministrazione comunale, con merito particolare del Cav. Uff. Ugo Cremonese che ottenne un primato nazionale. Infatti, dopo aver aumentato le scuderie, progettò una completa sistemazione dei vari servizi annessi alla fiera che venne approvata dal consiglio comunale il 12 maggio 1926 con esecuzione immediata. Il progetto comprendeva la costruzione di due decorosi edifici ai lati dell’ingresso al Campo della Fiera, congiunti fra loro da una cancellata con sovrapposta terrazza.
Col passare degli anni aumentò sempre più l’importanza di questa zona, tanto che quando nacque il complesso edilizio degli Uffici Finanziari veniva, da un punto di vista volumetrico, posta a contrappeso di Castelvecchio (in connessione diretta tramite un canale (l’Adigetto), bilanciando il grande peso di attività gestionali e finanziarie con quello culturale, altrettanto importante. Il progetto di questi uffici nasceva anche dall’esigenza di ridare continuità e compattezza al tessuto urbano. Esso partì dall’analisi del territorio, che in epoca romana era sfruttato come porto fluviale e deposito delle anfore di vino per l’esportazione con l’altra ansa del fiume Adige, all’altezza di Castelvecchio.

Descrizione architettonica: Il complesso edilizio presenta un impianto regolare molto semplice, quattro edifici di cinque piani ciascuno collegati da una galleria sopraelevata pedonale, includendo una sequenza di volumi e spazi aperti. La struttura è in cemento armato con rivestimenti esterni in pietra.
Sono evidenti alcune citazioni dell’edilizia storica veronese reinterpretate in chiave moderna, come per esempio la finestra continua a nastro che è una ripresa delle finestre del mezzanino delle case del centro storico. Nei pressi degli Uffici Finanziari si possono trovare dei resti tangibili della storia dei secoli scorsi, come ad esempio la permanenza dell’ingresso della vecchia fiera, oppure le mura poste rispettivamente a nord.

Autore: Istituto Maffei.

5 – Ponte San Francesco

Indirizzo: Via Ponte San Francesco

Anno costruzione: 1930 e ricostruzione 1950

Progettista: Arch. Mario Dezzuti

Descrizione storica: Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale il traffico sulle strade cittadine divenne abbastanza sostenuto. I camion e le automobili, che avevano sostituito i carri e i cavalli soprattutto delle ore di punta spesso dovevano raggiungere la parte est di Verona, ma il ponte Aleardi era ancora incompleto, perciò il traffico era tutto concentrato su ponte Navi. Si progettò quindi l’idea di un ponte all’altezza delle officine Galtarossa (considerate periferia) per riordinare il traffico cittadino. Con il traffico cittadino costretto a transitare solo sul ponte Navi, infatti, si erano venuti a creare inconvenienti e pericoli per ciclisti e pedoni. Inoltre questa circolazione pesante nella zona del ponte Navi era dovuto al fatto che Borgo Roma era una delle zone più popolate della città ed in forte sviluppo.
Il nuovo progetto si collegava alla precedente apertura di una breccia fra i bastioni di San Francesco e Trinità, la breccia dei Cappuccini realizzata nel 1915. Il ponte prese il nome dall’omonimo santo, San Francesco a cui erano stati dedicati anche il bastione veneziano e la chiesa di San Francesco, entrambi limitrofi al ponte.
Fu costruito interamente in cemento armato secondo il progetto dell’architetto Arturo Midana che si era occupato l’anno prima anche di ponte Catena. Il ponte fu collaudato il 26 ottobre 1930 con un esito soddisfacente. Due giorni più tardi fu inaugurato dal prefetto e dal sindaco. Anche questo ponte come quello affianco, ponte Aleardo Aleardi fu distrutto dalle truppe tedesche durante la loro ritirata alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Fu ricostruito qualche anno dopo secondo il progetto iniziale e fu, infine inaugurato il 26 gennaio del 1950. La festa di inaugurazione accolse un grande folla, composta anche dagli operai che si erano occupati dei lavori di costruzione inoltre erano giunti i parroci della chiesa di Santissima Trinità e San Paolo per unire simbolicamente le due parrocchie.

Descrizione architettonica: Il progetto della costruzione del ponte fu affidato all’architetto Dezzuti, che l’anno prima con gli stessi disegni aveva costruito Ponte Catena sempre affidato all’impresa Bertele.
Il ponte in cemento armato, che ha uno spessore variabile fra i 40 e 70 cm, ha tre arcate ed è lungo 112 metri e largo 19,9 m. Ha quattro corsie dedicate al traffico automobilistico e ai due lati le piste ciclopedonali, ancorate alla struttura del ponte mediante due archi metallici inclinati.
Il lungadige di ponte S. Francesco è l’ultimo tratto urbano dell’Adige e delimita la zona di cittadella dalla parte del fiume insieme al ponte Aleardo Aleardi.
Il ponte si trova vicino alla zona del bastione di San Francesco, opera difensiva realizzata nel Cinquecento dal celebre architetto veronese Michele Sanmicheli.

Autore: Istituto Maffei.

6 – Breccia dei Cappuccini

Indirizzo: Via Faccio

Anno costruzione: 1914-1915

Progettista: Ufficio tecnico comunale

Descrizione storica: Intorno alla metà dell’800, soprattutto in Germania e Austria si pose il problema del riutilizzo delle mura, che ormai non avevano più nessun ruolo difensivo all’interno della città. Le città affrontarono il problema costruendo circonvallazioni, sostituendo o affiancando le mura, così da dare un gran respiro al centro città e da formare zone di parchi o strade alberate suburbane. A Verona la questione fu affrontata abbastanza tardi per il ruolo fondamentale delle mura nel periodo austriaco e per il mantenimento delle servitù militari anche con il passaggio al Regno d’Italia. Questo causò anche un’assenza di sviluppo della zona esterna alle mura veronesi. La costruzione di nuovi ponti e delle brecce segnarono le caratteristiche fondamentali di questo processo. Un primo tentativo di urbanizzazione nella zona di Basso Acquar fu fatto per iniziativa dell’Amministrazione Camuzzoni. Questo intervento, a causa della vicinanza con le mura in molti punti, causò una progressiva erosione del sistema difensivo. L’espansione al di fuori delle mura incominciò con l’intenzione di unire la zona del centro ai nuovi quartieri, ma fu portata avanti in modo molto disorganizzato. L’impulso maggiore arrivò con la pianificazione della stazione di Porta Nuova, che rese necessaria una nuova progettazione urbanistica. All’interno di questo progetto le mura erano percepite come un’entità ingombrante, in quanto si stava cercando di creare nuovi insediamenti abitati. D’altra parte però la Commissione delle Belle Arti insieme alla Soprintendenza insisteva sull’azione di tutela della mura. In questo modo la questione della monumentalizzazione delle mura venne percepita ancor di più come una minaccia. L’Amministrazione, infatti si orientò verso l’abbattimento dei bastioni a sud di Verona. I rapporti tesi tra Municipalità e autorità pro- conservazione rimasero tesi a lungo. In quegli anni l’intero Consiglio Comunale era determinato a “liberare la città della cinta dei bastioni”, ma il Soprintendente ai Monumenti di Verona Alessandro Da Lisca, studioso delle fortificazioni riuscì ad opporsi. Venne così prevista la costruzione delle brecce, o fornici, ovvero aperture attraverso muri o terrapieni di un’opera fortificata. La breccia dei cappuccini fu una delle prime a essere aperta e prese il nome dal vicino convento francescano. I lavori di demolizione delle mura iniziarono nel dicembre del 1914 e si conclusero nel marzo del 1915.

Descrizione architettonica: I vari interventi nella zona dei bastioni fecero sorgere diverse problematiche, tra cui quelle ambientali. Non a caso nacquero diverse proteste cittadine.
In particolare la breccia dei cappuccini ha comportato una netta separazione tra i diversi elementi fortificatori quali il bastione della SS. Trinità e quello di San Francesco e impedisce un facile accesso alla riva dell’Adige. La grande ampiezza della breccia che non include una passerella pedonale, essendo una zona fruibile solo per le macchine, non permette di comprendere l’assetto originale delle mura in questa zona. Le mura infatti furono abbattute per costruire questo snodo stradale. La breccia dei Cappuccini non è collegata a nessuna porta, in quanto all’inizio aveva la funzione di collegare la nuova zona industriale di Basso Acquar. Altre Brecce, invece, come quelle di porta Nuova o Porta Vescovo sono collegate a una porta.
In generale la zona dei bastioni, negli anni lasciata a sé stessa anche per il fatto che, durante gli anni della costruzione delle brecce l’ambiente culturale veronese era poco propenso alla conservazione e valorizzazione delle mura, è stata soggetta a dei progetti di recupero in questi ultimi anni.
Uno di questi è il progetto di demolizione delle case abusive costruite nel vallo di via Faccio, a ridosso del Bastione di S. Francesco tra via faccio e via dell’Autiere. Questi edifici furono costruiti dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’abusivismo di queste zone ha creato nel corso degli anni una situazione di degrado, ma ultimamente con la scelta dell’amministrazione comunale di Verona che ha reperito i fondi necessari per questa prima fase si cerca di perseguire un progetto di recupero dell’area. Oltre all’abbattimento di ventisette case abusive in totale verrà compiuto un lavoro di bonifica totale dell’area che comprende anche lo smaltimento dei rifiuti, di quantità abbondante presente in questa zona. Inoltre, la riqualificazione dell’area servirà anche a consentire il trasferimento dal Demanio al Comune.

Autore: Istituto Maffei.

7 – Giardini Raggio di Sole

Indirizzo: Circonvallazione Raggio di Sole

Descrizione storica: La Giunta comunale, il 31 ottobre 2008 con Deliberazione n. 380, ha approvato il progetto esecutivo riguardante la riqualificazione dei giardini Raggio di Sole: un’area di circa 21 mila metri quadri, con l’intento di realizzare un’area in grado di diventare un punto di riferimento quotidiano per gli abitanti del quartiere.
Si tratta di un intervento di riqualificazione dell’area soprastante il Bastione di , baluardo difensivo cinquecentesco situato tra la Porta Nuova e , integrato nella cinta difensiva a destra d’Adige.
Questa cinta bastionata insiste sul tracciato della precedente cortina muraria scaligera, che dal 1324 profilò il nucleo storico della città.
A partire dal 1530, la Repubblica di Venezia, che all’epoca dominava la città di Verona, decise di attuare un’opera di ripristino della mura difensive interpellando per tale aggiornamento l’architetto Michele Sanmicheli. L’ambizioso progetto vide lo smantellamento della della più fragile cortina muraria scaligera a sud della città per la costruzione di un potente fronte bastionato, intervallato da monumentali porte d’ingresso alla città, come la vicina Porta Nuova.
Gli interventi hanno riguardato:
– la sostituzione dei camminamenti in asfalto con dei percorsi in stabilizzato, materiale drenante e molto più compatibile con le aree verdi, riducendo la superficie di circa 3 mila metri quadri che saranno destinati a prato
– l’inserimento di un impianto di irrigazione sui prati e in tutte le zone dove saranno posizionate le fioriture
– il completo rinnovo dell’impianto di illuminazione e degli elementi di arredo urbano
– la riqualificazione del laghetto
– la predisposizione per l’impianto di videosorveglianza
– manutenzioni anche sulla parte verde del giardino con la piantumazione di nuovi arbusti, la potatura e la cura di tutti gli alberi presenti e l’inserimento di nuove fioriture stagionali
– il recupero di una polveriera del 1836 e di un camminamento di ronda (ritrovati durante i lavori)

Descrizione architettonica: Il parco si sviluppa fra la Porta nuova e il bastione Santissima Trinità.

Autore: Istituto Einaudi.

8 – Palazzo Inps

Indirizzo: Via Cesare Battisti, 19

Anno costruzione: 1970

Descrizione storica: Prima della costruzione del palazzo in quel sito vi era lo stadio Marcantonio Bentegodi,
costruito nel 1910 e poi successivamente distrutto a causa di alcuni bombardamenti su Verona durante la seconda guerra mondiale. Lo stadio era piccolo e il luogo in cui era collocato non era adatto, perciò si decise di distruggere gli ultimi resti dello stadio e costruirci un parcheggio sotterraneo (parcheggio saba arena) e il palazzo inps.
Ad oggi, all’ufficio Inps di Verona vengono gestite le pratiche dei cittadini di diverse zone e quartieri.

Autore: Istituto Einaudi.

9 – Parcheggio Saba Arena

Indirizzo: Via Marcantonio Bentegodi, 8

Anno costruzione: 1987

Proprietario: Comune di Verona

Descrizione storica: Piazza Cittadella è situata nel centro storico di Verona, a brevissima distanza da Corso Porta Nuova e molto vicina all’Arena, a sud della più celebre piazza Brà.
Per incrementare l’offerta di sosta in un’area strategica, il Comune di Verona delibera la realizzazione di un parcheggio interrato molto vasto, a sostituzione del precedente che comprendeva, oltre all’area in superficie, anche un livello ipogeo di piccole dimensioni.
Prima della costruzione del parcheggio, lo spazio era occupato dall’ex stadio di Verona, dedicato a Marcantonio Bentegodi che, a seguito della seconda guerra mondiale, è stato interamente distrutto. Il progetto di riqualifica dell’intera area per il nuovo parcheggio viene steso a partire dal 1987 ma i lavori sono iniziati nel settembre 2008:.
Le fasi relative allo scavo dell’area ed alle strutture di contenimento del terreno hanno richiesto molto impegno, in particolare anche per la salvaguardia di edifici e strutture di rilevanza storica sui lati nord e sud della piazza, tra cui l’antico muro di Villa Bolla
Il parcheggio è stato inaugurato nel 2010 ed è considerata struttura innovativa nel panorama italiano per l’alto livello funzionale ed estetico, tra i migliori in Europa.

Descrizione architettonica: Il parcheggio, situato in una posizione privilegiata del centro storico di Verona, dispone in totale di 700 posti auto sviluppati su 4 piani, inclusi 50 posti auto in superficie, indicati per soste brevi. Questa area esterna è attualmente utilizzata anche per manifestazioni e piccoli mercati ed è attorniata da edifici perlopiù settecenteschi e del Novecento A seguito della risistemazione questa area è stata sapientemente riqualificata. (tratto dalla rivista architettiverona 86) Al centro si trovano due piccoli edifici identici che ospitano uno il locale di gestione del parcheggio e l’altro un bar. L’area ad est della piazza, più grande, è pavimentata in pietra naturale valorizzata da una singolare fontana a raso impreziosita da una suggestiva illuminazione notturna, ed in una serie di aiuole decorative.. La parte ovest della piazza, di dimensioni più piccole, si presenta regolare, pavimentata uniformemente con una pietra naturale che esalta l’elegante cancellata neoclassica di Villa Bolla.
Tra gli elementi di rilevanza del parcheggio sotterraneo vi è il sistema di illuminazione, che crea un effetto ambiente caldo, accogliente, mediante corpi illuminanti a soffitto in corrispondenza delle corsie di passaggio, le schermature grigliate al di sopra degli stalli e le illuminazioni a luce calda inseriti nei pilastri. Il pavimento è stato realizzato in resina, in tonalità avorio con la demarcazione degli stalli e dei percorsi pedonali, la numerazione dei posti auto, la segnaletica orizzontale.

Autore: Istituto Einaudi.

10 – Piazza Cittadella

Indirizzo: Piazza Cittadella

Descrizione storica: La sua posizione è da sempre strategica in quanto sorge a ridosso delle mura ed è vicinissima a piazza Bra e all’Arena. Originariamente il toponimo Cittadella designava l’area fortificata che già dal 1390 era in grado di offrire un sicuro rifugio ai soldati viscontei di Ugolotto Biancardo durante la sollevazione dei Veronesi. Abbandonata dai Carraresi la Cittadella fu ripristinata dai Veneziani all’inizio del Quattrocento. Divenuta strategicamente inutile, il 29 gennaio 1535, la zona della Cittadella venne ricondotta a uso civile e il doge Andrea Gritti incaricò Michele Sanmicheli, soprintendente alla fabbrica delle mura, di demolire parte delle mura la Cittadella e di lottizzare il terreno. Sanmicheli fece così demolire la muraglia occidentale riaprendo il passaggio da quell’area alla città.
Nell’ottobre del 1897 ha inizio la storia della Fiera di Verona, una delle più importanti istituzioni di questo tipo in Italia e nel mondo. L’illuminata Amministrazione Comunale di allora allestì infatti in piazza Cittadella, a due passi da piazza Bra e dall’Arena, un’edizione sperimentale di quella che sarebbe divenuta poi la Fiera Cavalli. Il successo raggiunto della manifestazione, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio e il Ministero dell’Agricoltura e Commercio, fu notevole.
Gli amministratori cittadini decisero così di far divenire l’evento annuale, e anzi raddoppiarono, presentando già dal 1898 due fiere annuali, a marzo e ottobre. L’evento crebbe negli anni sempre più, sia in partecipazione che in popolarità divenendo motivo di sviluppo economico e prestigio per Verona dove in occasione delle fiere si organizzavano tutta una serie di eventi mondani di contorno come il concorso ippico all’Arena o le corse all’ippodromo di Tombetta.
Già precedentemente, nell’isolato del Cavallino vi erano diverse caserme di cavalleria. Con la nascita della Fiera la piazza viene usata per manifestazioni equestri.
Nel 1930 la Fiera di Verona diviene ente autonomo e circa dopo un ventennio quest’ultima viene trasferita nella nuova zona agricolo-industriale a sud di Verona (ZAI), guadagnando così nuovi spazi, senza allontanarsi troppo dal centro cittadino e a ridosso di importanti strutture viabilistiche (scalo ferroviario).
Inoltre poi l’avvento della guerra e la seguente caduta del regime fascista chiusero definitivamente questo capitolo dell’architettura cittadina, mentre sul piano urbanistico molte delle scelte di fondo riguardanti quest’area vennero confermate nel dopoguerra. Infatti Il Decreto Luogotenenziale 154 del 1° marzo 1945 stabiliva che tutte le città che avevano subito gravi danni bellici si dovevano fornire di un Piano di ricostruzione. Verona venne pertanto inserita tra questi comuni. La Giunta Comunale, con delibera del 31 gennaio 1946, affidò l’incarico di redarlo all’architetto Plinio Marconi. Il piano venne approvato nel marzo del 1948. Riprendeva le direttive del Decreto 154 e si proponeva come un piano particolareggiato per le zone urbane devastate dai bombardamenti aerei, soprattutto quelle del Centro. In quel periodo furono decentralizzati alcuni servizi pubblici e insediamenti direzionali come le sedi dell’INPS, gli Uffici Comunali del Compartimento Ferroviario etc., che si localizzarono prevalentemente nel quartiere di Cittadella, tranne l’Università che finì a Veronetta. Proprio la zona della Cittadella venne individuata come polo direzionale, con l’insediamento di numerosi uffici pubblici. Nell’ex Recinto Riformati – l’attuale piazza Renato Simoni – fu indicato il futuro polo degli affari e delle sedi commerciali.

Descrizione architettonica: Partendo dalla costruzione del primo parcheggio sotterraneo per le automobili, realizzato attorno al 1953, arriviamo ad un rimodernamento totale di quest’ultimo nel 2010 (fine lavori) e ad un nuovo conseguente assetto della Piazza, una vera e propria riqualificazione. Infatti in superficie si è mirato a rendere la zona della Cittadella uno spazio utilizzabile come luogo di sosta e di incontro in cui hanno trovato collocazione ampi spazi verdi e una fontana a raso.
Nelle vicinanze di Piazza Cittadella inoltre si erigono delle strutture architettoniche degne di nota ad esempio : Porta Nuova (arco trionfale in stile neoclassico costruito dall’architetto Michele Sanmicheli nella prima metà del XVI secolo, durante la dominazione veneziana), il Museo degli Affreschi (ospitato da un convento del XIII secolo), Porta Palio (arco trionfale in stile neoclassico costruito dall’architetto Michele Sammicheli a cavallo della metà del XVI secolo, durante la dominazione della Serenissima), e anche la chiesa della Santissima Trinità in Monte Oliveto, una chiesa romanica di Verona che sorge su una piccola collinetta vicino a piazza Cittadella, nel centro della città scaligera.

Autore: Istituto Maffei.