Project Description

Edifici Pubblici e Musei B

La tematica trattata in questa sezione è il layer “Edifici Pubblici e Museo”. La Cittadella purtroppo è ancora oggi una zona fuori dai più tradizionali e rodati itinerari turistici. Approfondimenti e studi legati al tema in oggetto hanno invece offerto spunti di notevole interesse che ci hanno condotto alla scoperta di un’area di ricco valore storico e artistico che merita di essere promossa e valorizzata sotto gli aspetti storici e culturali di quest’area che, tramite le varie strutture, si scoprono interessanti e pieni di prestigio.

1 – Palazzo della Borsa

Indirizzo: Corso Porta Nuova, 1

Anno costruzione: 1928

Progettista: Ing. Giovan Battista Rizzardi

Descrizione storica: È tra i primi palazzi costruiti durante i primi 4 anni dall’amministrazione fascista.
L’edificio della Borsa aveva la funzione di attività legate al commercio dei grani che si teneva settimanalmente, adiacente alla Gran Guardia. infatti Verona era in quegli anni uno dei centri più importanti del commercio granario italiano.

Descrizione architettonica: Alla base del piano terra, attualmente impiegato ad uso commerciale, vi è un paramento in bugnato rustico, intervallato da una serie di archi a tutto sesto, su cui si imposta il primo piano che viene reso raffinato grazie all’utilizzo del bugnato liscio .
Al piano nobile finestre ad edicola timpanata arricchite da balconcini mensolati con balaustre, scandiscono un ritmo armonico della facciata inserendo l’intero complesso nella migliore tipologia degli edifici neoclassici.
Una piccola sezione dell’edificio verso l’area della Bra è stata costruita più arretrata rispetto al fronte principale sul corso per consentire la vista dell’antica torre pentagona del XIII secolo.

Autore: Istituto Einaudi.

2 – Palazzo INPS

Indirizzo: Via Cesare Battisti 19

Anno costruzione: 1970 ca. 

Descrizione storica: Il Palazzo dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, sede di Verona, sorge sulle ceneri del vecchio stadio Bentegodi. Lo stadio, realizzato ancora nel 1910, si estendeva per un’area di 30.000 mq e ampie piste di atletica. Qui giocava anche l’Hellas Verona, fondato qualche anno prima, nel 1903 presso il Liceo Classico Maffei.
Negli anni ’50 del Novecento, su via Cesare Battisti fu costruita una grande tribuna per gli spettatori.
Proprio dove si trovava la tribuna del vecchio Stadio fu costruito il Palazzo INPS; mentre lo stadio fu trasferito nel 1910 nel quartiere di Borgo Milano con la costruzione di un nuovo e moderno impianto.
Nel 1960, INPS acquistò il terreno e così iniziò a costruire l’attuale edificio. La funzione di Palazzo INPS è di previdenza sociale, si occupa di tutte le pensioni e di anzianità: cioè paga lo stipendio ai lavoratori dipendenti quando si sta male o quando si è in gravidanza, quando si va in pensione questa viene pagata dall’INPS e non più dal datore di lavoro.
Vicino al Palazzo, sempre sul sedime dello stadio, nel 1987 vene costruito un parcheggio sotterraneo, il Parcheggio Arena.

Descrizione architettonica: È un edificio della tipologia “a blocco”. Le facciate sono divise orizzontalmente in: basamento, 4 piani superiori e piano attico. Ogni piano superiore è diviso in moduli di tre finestre (tipo trifore), intervallati da elementi finestra singoli. Le facciate minori (i lati corti) sono divisi verticalmente in: parte cieca in mattoni, parte centrale con elementi trifore e un’altra parte cieca, sempre in mattoni.

Autore: Istituto Maffei.

3 – Ex Carcere

Indirizzo: Via del Fante, 4

Anno costruzione: Tra il 1847 e il 1854

Progettista: Impero Asburgico

Descrizione storica: Nella nuova ottica logistica del Genio Militare Austriaco rientrò la realizzazione del complesso di accasermamento detto “il Campone”, costruito intorno al 1840, in contemporanea con Castel San Pietro e L’Arsenale.
La vasta area prescelta denominata appunto “il Campone” era situata nella zona destra dell’Adige, a Nord-Ovest del bastione della SS. Trinità, entro la cinta difensiva, in prossimità della Piazza d’Armi ed in posizione funzionale per i movimenti di truppa siccome era protetto dalla cinta muraria dei bastoni.
I due quartieri militari per fanti e cavalleria erano riuniti in un unico impianto compatto, dallo schema a corte e l’unico elemento di separazione era un alto muro che divideva in due il cortile.
Nel momento in cui fu scacciato il comando austriaco, ai militari asburgici seguirono quelli italiani, sotto il servizio di Benito Mussolini, e vi rimasero fino al secondo Dopoguerra, quando la struttura dedicata alla fanteria, per la capienza e le caratteristiche, venne destinata a carcere.
In quest’ultimo vennero reclusi molti detenuti ma anche i terroristi che sequestrarono il Generale Dozier, isolati dal resto dei carcerati e isolati, inoltre, tra di loro.
Questi prigionieri furono tra gli ultimi a percorrere i corridoi della prima e seconda sezione del carcere perché nel 1995 venne chiuso.

Descrizione architettonica: L’edificio, caratterizzato da una asettica struttura, fu pensato per ospitare duecento detenuti, ma negli ultimi anni della sua apertura ne ospitò più di trecento.
Esso era diviso in quattro sezioni: la prima e la seconda dedicata alle zone comuni, al secondo piano era presente l’infermeria e la terza sezione, isolata dal resto, dedicata ai detenuti che si erano macchiati di reati come pedofilia e di reati sessuali.
Al piano terra c’erano la zona servizi, i laboratori, il cinema e la cucina, la sala colloqui e i locali frequentati dalle guardie che trascorrevano il poco tempo libero giocando. Al primo piano si trovavano i parlatori, in cui i detenuti incontravano i parenti; la mensa; il cinema e gli uffici delle guardie. Al secondo piano c’erano le celle che ospitavano fino a trenta carcerati. Nell’edificio c’era, e c’è ancora, una scala che porta al terzo piano, che veniva percorsa dai detenuti per recarsi nel cortile chiuso
Sono presenti dei solai posti nei primi due piani. Essi sono retti da volte ribassati di laterizio, mentre quelli del sottotetto sono costituiti da strutture a travi lignee.
Oggigiorno l’edificio non è in uso dato che durante gli anni ‘90 è stato chiuso. La struttura si presenta molto degradata con muri che cadono a pezzi e l’intonaco ormai in alcune zone manca. È, inoltre, stato vandalizzato da graffiti disegnati sui muri.
Siccome l’altra parte dell’edificio dell’ex caserma austriaca è stata ristrutturata e a giorno d’oggi è sede del Tribunale, c’era l’idea di sfruttare la vicinanza tra centro e l’edificio degli organi pubblici, realizzando al piano terra alcuni negozi, uffici, bookshop, locali per la ristorazione. Mentre per il secondo piano si pensava ad un ostello, per promuovere un turismo giovane e ampliare l’offerta cittadina.
L’ipotesi è quella di creare un parcheggio composto da tre piani interrati e libererebbe l’area esterna per realizzare un ulteriore spazio verde.

Autore: Istituto Einaudi.

4 – Palazzo Capuleti (ex sede Compartimentale FS)

Indirizzo: Via Franceschine, 10

Anno costruzione: 1968, inaugurato il 31 maggio

Progettista: Ing. Enea Ronca

Descrizione storica: L’edificio che ha ospitato la sede compartimentale delle Ferrovie dello Stato è situato nell’area della caserma Cappuccini, andata quasi completamente distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua costruzione si inserisce in un percorso di nuove funzioni direzionali per il quartiere della Cittadella. Negli stessi anni, infatti, nell’area dell’ex fiera venne costruito il grande complesso degli uffici finanziari e, sempre poco distante, la nuova sede dell’Archivio di Stato.
Il nuovo complesso sorse su un’area di 3675 metri quadrati, dal valore di trecento milioni, gratuitamente ceduta dal Comune, per un costo di 495 milioni.. L’edificio venne inaugurato il 31 maggio 1968, rappresentando la tappa finale di un tenace lavoro per l’istituzione del Compartimento a Verona, che ebbe inizio nel immediato dopoguerra per essere poi istituito nel novembre 1960. Così lo descrisse il Sindaco: “La sede compartimentale esalta la porzione della nostra città quale nodo strategico e fulcro di traffici; forti di questa convinzione i veronesi hanno lavorato senza mai perdere di vista la meta finale”
Attualmente il palazzo ospita gli uffici della Provincia di Verona.

Descrizione architettonica: L’ edificio si presenta come un grande costrutto di cemento di forma cubica sulla sponda dell’Adige, ricco di finestre su tutti 4 i lati. Attualmente è sede degli uffici della Provincia di Verona. Al piano terra ospita la portineria, al primo piano l’ufficio di relazioni con il pubblico, il servizio gestione informatizzazione flussi documentali, il servizio di risorse umane, il servizio di gestione del bilancio, ufficio finanze, economato, tributi, segreteria affari generali; procedimenti deliberativi e ufficio elettorale e le sale riunioni: giulietta e romeo-mercuzio. Al secondo piano sono collocati i servizi turistico-ricreativi, e gli uffici per la valorizzazione della cultura popolare e identità veneta. Il terzo piano è Occupato dall’area funzionale dei servizi in campo ambiente, servizio contratti pubblici, informatica, controllo gestione e sviluppo organizzativo, trasporti eccezionali e dissesti idreogeologici. Nel quarto piano è situato l’ufficio concessioni ed autorizzazioni, il servizio viabilità, di protezione civile, dell’edilizia, tecnologico, gli “uo” espropri ed il settore sviluppo del territorio, di progettazione e quello dedicato alla direzione lavori. Nel quinto piano possiamo trovare la presidenza, il settore di programmazione e pianificazione territoriale, la programmazione uo, il servizio pianificazione e s.i.T. e quello dell’urbanistica. Possiamo osservare infine l’istruzione ed il servizio di trasporti, traffico e mobilità. Per quanto riguarda gli uffici esterni sono presenti quello della Consigliera di parità e la Commissione provinciale degli espropri.

Autore: Istituto Maffei.

5 – Ex Archivio di Stato

Indirizzo: Via delle Franceschine, 2

Anno costruzione: 1961

Progettista: Ing. Angelo Vaccari, ing. Pietro Giacobbi

Descrizione storica: Quello conosciuto oggi come l’archivio di stato, prima dell’arrivo delle forze fasciste in Italia, aveva un’altra sede, più precisamente dove era situato l’ex convento dei Gesuiti di S. Sebastiano in via Cappello, nello stesso luogo in cui oggi si trova la Biblioteca Civica.
Durante gli anni ‘40-’50 è stato urgente lo spostamento dell’edificio in un’altra zona perché a causa delle guerre che hanno avuto luogo in quegli anni, con occupazione di sedi e bombardamenti aerei, gran parte del patrimonio veronese fu danneggiato.
La parte dell’edificio che era affidata all’archivio di stato fu tempestivamente trasportata fuori città e, fortunatamente, non subì danni, tranne purtroppo per qualche centinaio di buste contenenti i vari fondi del periodo 1815-1866.
Altri numerosi fondi vennero poi versati da uffici pubblici statali dopo il trasferimento dell’Archivio, nel 1961, nella sede attuale.
Oggi all’interno dell’archivio di stato vi sono contenuti gli “Antichi archivi veronesi”, che ne costituiscono il nucleo essenziale, diversi fondi pubblici e privati, fondo – in prevalenza giudiziario – dei Rettori veneti, quello finanziario della Camera fiscale e quelli provenienti dalla soppressione delle corporazioni religiose effettuata in regime napoleonico, ..”fino ad arrivare all’attuale consistenza di circa 18 chilometri di documentazione per un arco cronologico di dieci secoli con antecedenti a partire dal sec. VIII. L’Archivio conserva oltre ottantamila documenti pergamenacei, di cui molti di grande pregio anche estetico. Un complesso di documentazione ampia e importante è costituita dagli archivi di famiglie e di persone, 164 con circa trentamila pergamene e con atti anteriori all’anno 1000. Vi compaiono i nomi delle famiglie più in vista tra le quali i Bevilacqua, i Campagna, Cartolari, i Da Sacco, i Giusti, i Malaspina, i Dal Verme e così via. Altrettanto cospicuo è il complesso degli archivi delle corporazioni religiose e delle compagnie laicali soppresse, entrambi comprendenti una ricca documentazione pergamenacea”.

Descrizione architettonica: L’edificio a pianta rettangolare presenta tre livelli e un piano sotterraneo. La facciata è realizzata in piastrelle di calcestruzzo con intonaco color rosa antico, la quale, purtroppo a causa del trascorrere del tempo e dell’ingiuria dovuta agli agenti atmosferici non si presenta in buono stato. Quest’ultima è divisa in tre parti uguali da due colonne che sporgono leggermente.
Le sezioni esterne dell’edificio presentano due porte, le quali si uniscono alle colonne per un terzo della loro larghezza.
La struttura è dotata di finestre presenti in tutti i piani, disposte in maniera uniforme: tre finestre in ogni parte.
Gli infissi al secondo piano sono decorati con timpano soprastante.
L’immobile è costituito, inoltre, da tre balconi: il balcone centrale ricopre la lunghezza di tre finestre, mentre i balconi laterali ricoprono la lunghezza di una finestra.

Autore: Istituto Einaudi.

6 – Chiostro San Domenico

Indirizzo: Via del Pontiere, 30

Anno costruzione: tra il 1537 e il 1543

Progettista: mastro Silvestro, mastro Oliviero e mastro Francesco

Descrizione storica: Il complesso andò a formare un intero isolato lungo la strada che collegava la porta Rofiolo con il bastione di San Francesco. Dal 1543 le monache, che lo avevano acquistato nel 1537, poterono prendere finalmente sede nel monastero terminato, la cui chiesa venne consacrata l’11 novembre 1554 dal vescovo di Verona Luigi Lippomano. Nel 1811 il monastero venne soppresso tramite decreto napoleonico e quindi demanializzato, in questa occasione Domenico Maboni acquistò il monastero, composto dalla chiesa, dal convento, orti e un gruppo di diciassette edifici residenziali. Tra il 1827 e il 1831 Leopoldina Naudet, fondatrice della congregazione delle sorelle della Sacra Famiglia, acquistò da Maboni tutto il complesso che successivamente passò nuovamente di mano, ceduto al Comune di Verona che lo suddivise in vari lotti con diverse destinazioni, tra cui un istituto tecnico e sede dei vigili del fuoco. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale venne parzialmente distrutto il lato verso la via del Pontiere e parte del loggiato del chiostro.
Oggi, il chiostro, ospita la sede della polizia municipale . Inoltre, dal 2010 la chiesa è divenuta sede della comunità evangelica luterana di Verona e Gardone, facente parte della Chiesa evangelica luterana in Italia.

Descrizione architettonica: Chiesa di stile barocco veronese costituita da una austera facciata a capanna.

Autore: Istituto Maffei.

7 – Museo degli Affreschi

Indirizzo: Via Luigi da Porto, 5

Anno costruzione: 1973

Descrizione storica: Il museo fu realizzato all’interno del convento di San Francesco al Corso, che ospitava una comunità di francescani conventuali, risalente al XIII secolo. Nel 1366 le poche monache rimaste accolsero la regola benedettina, ma nel 1447 il convento ormai in abbandono venne soppresso e unito a quello di Santo Spirito. Nel 1548 il complesso fu destinato ad ospitare le convertite e le zitelle che il vicino monastero della Santissima Trinità non poteva più accogliere: queste donne (ex prostitute, maltrattate, mogli abbandonate, ragazze senza dote) furono chiamate Franceschine. Nel 1624 un fulmine colpì la polveriera nella vicina Torre della Paglia, lungo le antiche mura comunali, danneggiando gravemente molti edifici circostanti; la chiesa e una parte del convento di San Francesco furono ricostruiti dalle fondamenta nelle forme che ancor oggi conservano.
Nell’Ottocento, durante la dominazione austriaca, a Verona molti monasteri vennero soppressi e incamerati dal demanio. Negli anni sessanta si riconobbe la consapevolezza nella tutela del patrimonio culturale che portò al restauro della chiesa e del convento e alla decisione di destinare la sede museale. Nel 1973 vi venne inaugurato un museo intitolato a Giovanni Battista Cavalcaselle, raccogliendo soprattutto affreschi staccati da palazzi e chiese veronesi, per ragioni per lo più conservativi. Le opere si datano tra il X e il XVI secolo, e comprendono frammenti della decorazione di Altichiero nei palazzi scaligeri, un ciclo di Jacopo Ligozzi eseguito col padre Ermanno, e alcuni affreschi staccati da facciate di palazzi storici veronesi, tra cui opere dei manieristi Paolo Farinati e Bernardino India.
L’importanza e la ricchezza di tale apparato ad affresco ce lo rimarca la fama che Verona acquistò durante il Rinascimento quando fu denominata “Urbs picta”, ovvero città dipinta.
Il museo continua allestito anche l’aula della ex-chiesa di San Francesco dove sono raccolti una serie di dipinti proprietà del museo di Castelvecchio, che vantano soprattutto autori di scuola veronese del XVI e XVII secolo, tra cui ad esempio un nucleo di opere di Giovanni Francesco Caroto. Nei sotterranei si trovano anfore di origine romana, datate all’incirca I secolo d.C.
Al 2004 risale la sistemazione dell’area verde esterna con la realizzazione del nuovo muro di cinta in tufo e mattoni. Nel corso del 2012 si sono conclusi i lavori di restauro e consolidamento statico dell’ala conventuale orientale a cura dell’Edilizia Pubblica Monumentale con la Direzione Musei d’Arte e Monumenti del Comune di Verona in collaborazione con l’architetto Valter Rossetto.
Con l’ultimo restauro del 2019 il museo vanta un allestimento museale di respiro internazionale e di grande valore.

Descrizione architettonica: L’ingresso del Museo si apre con un viale in selciato, affiancato da due blocchi di terreno, decorati con pini, che proseguono per tutta la lunghezza del sentiero contornato di verde. A metà è possibile osservare il gruppo scultoreo donato alla città, che ricorda la tragica storia di Liang e Zhu, molto simile alla tragedia veronese di Romeo e Giulietta per la triste vicenda amorosa che anche i due amanti cinesi si ritrovano a vivere. Il Museo, infatti, è situato presso la cosiddetta Tomba di Giulietta, che, molto suggestiva, è stata allestita in una pseudo cripta del convento da cui si accede attraversando il chiostro dell’antico convento. Dall’ingresso principale è possibile raggiungere le sale superiori, magnifiche a seguito dell’ultimo restauro,del 2019.
Il percorso museale che si snoda attraverso 5 sale, distribuite in maniera organica e con uno sviluppo in ordine cronologico delle opere lì conservate, conduce fino all’area dell’ex chiesa di San Francesco, e nei luoghi sotterranei dove vi sono raccolte una serie di anfore romane ritrovate in loco e un piccolo lapidario, contenente iscrizioni dal Basso Medioevo al Rinascimento.

Autore: Istituto Einaudi.

8 – Tomba di Giulietta

Indirizzo: Via Luigi Da Porto, 5

Anno costruzione: XIII secolo

Descrizione storica: All’inizio del trecento ai morti suicidi non veniva concessa la sepoltura ecclesiastica, ma nel caso di Giulietta le autorità fecero eccezione, acconsentendo alla sua sepoltura in un semplice giaciglio, allora privo di stemmi ed iscrizioni, all’interno dell’ex convento dei frati cappuccini, risalente al XIII secolo. Nel ‘500, crescendo la fama dei due giovani amanti di Verona, le autorità ecclesiastiche tentarono di eliminare lo scandalo, riesumando la tomba e trasformando il sarcofago in un recipiente per l’acqua di pozzo. Nonostante l’incuria ed un voluto abbandono la leggenda continuò ad aumentare e la tomba divenne meta di continui pellegrinaggi. Fu omaggiata da numerosi personaggi illustri che passarono da Verona, tra cui George Byron, per cui “il sarcofago di Giulietta, semplice, aperto, con foglie appassite intorno, nel vasto e desolato giardino di un convento, è triste come fu triste il suo amore” e anche dalla principessa Maria Luisa d’Austria che nel 1822 (già Duchessa di Parma e Piacenza) si fece realizzare alcuni gioielli con dei frammenti di pietra presi dal sarcofago. Quando nel 1842 le suore abbandonarono il convento, la tomba era caduta nell’oblio. Il romanziere inglese Charles Dickens, durante una visita al sacello lo definì come “un abbeveratoio” e fu molto infastidito dal quel suo giacere abbandonato in un orto. Fu solo nel 1937, nell’ambito di una vasta opera di musealizzazione del patrimonio artistico della città, che la tomba venne spostata nel sotterraneo attiguo al chiostro, dove oggi è visitata da numerosi turisti. Il duecentesco ex convento ospita anche il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, ove sono raccolti affreschi realizzati tra il X ed il XVI secolo asportati da edifici religiosi e abitazioni private della città per favorirne la conservazione, oltre a sculture realizzate nell’800 da Innocenzo Fraccaroli e Torquato della Torre, e a numerose tele di artisti vissuti tra il Cinquecento e il Settecento. Nel complesso conventuale sono conservati anche gli affreschi recuperati nella Grotta dei Santi Nazaro e Celso, uno dei più antichi sacelli presenti nel territorio veronese, situata nel quartiere di Veronetta a poca distanza dall’omonima chiesa: una grotta scavata nel tufo del monte Costiglione risalente al V secolo d.C.

Descrizione architettonica:  Nei giardini dell’ex Convento di San Francesco al Corso, dove si trovano la Tomba di Giulietta e il Museo degli Affreschi dedicato a Giovanni Battista Cavalcaselle, storico e critico d’arte dell’ottocento. Nella cripta sotterranea, a cui si accede dal lato est del chiostro attraverso una scala in pietra, si trova il sarcofago scoperchiato in marmo rosso di Verona che secondo la tradizione ha ospitato le spoglie mortali della giovane Capuleti.
E’ difficile ricostruire le vicende edilizie del complesso di San Francesco al Corso, il primo intervento è attestato al 1937, per volere del podestà Donella. L’iniziativa è opera di Antonio Avena, artefice di ricostruzioni in stile. Il progetto è presentato alla Soprintendenza nel luglio di quell’anno e riguardava la riapertura e la sistemazione a giardino della via delle Franceschine e della zona antistante al convento. Fino a quel momento i visitatori accedevano alla tomba attraverso il Campo della Fiera, ingombro di baracche e stalle, poichè era un luogo destinato alle manovre militari e all’alloggio dei soldati.
Era necessario fornire al sito un ingresso monumentale, questione messa già in evidenza nel 1933 dal soprintendente Venè.
La via delle Franceschine fu trasformata in un viale piantumato e munito di sedili, realizzati con antiche pietre, e fontanelle.
Il restante percorso che conduceva al chiostro, dopo la chiesetta di Santa Croce dei Capuccini, era costituito da un pergolato sostenuto da colonne. Il Comune di Verona creò anche una cripta, in due vani sotterranei, destinata a contenere il sarcofago di Giulietta. L’intero edificio conventuale fu danneggiato dai bombardamenti del 1945 e nel dopoguerra fu lasciato nel totale abbandono, provocando numerose proteste.Tuttavia non si fece nulla e nel 1961 il campanile crollò. Negli anni Settanta, per iniziativa di Licisco Magagnato, furono iniziati i lavori di recupero del complesso per adibirlo a Museo degli affreschi, anche se il campanile non fu ricostruito.

Autore: Istituto Maffei.

9 – Ex Fiera

Indirizzo: Via del Pontiere, 3

Anno costruzione: 1927 (edificio d’ingresso)

Progettista: Arch. Adolfo Modonesi

Descrizione storica: L’ex Fiera rimase collocata in piazza Cittadella fino al 1948, fu spostata in seguito in Borgo Roma, Viale del Lavoro, principalmente a causa di un bombardamento della 2° guerra mondiale che distrusse l’edificio, ma anche per una questione di spazi e viabilità .
In questo periodo, infatti, la città, in notevole crescita nelle sue strutture, ha una maggiore necessità di luoghi aperti e ampi per poter costruire edifici che possano appieno rispondere a determinate funzioni. Tra gli eventi fieristici rinomati a Verona vi è la Fieracavalli, che ha origine nel 1898, con l’attività fieristica legata all’agricoltura e ai cavalli avviata dal Comune di Verona.
Nel 1930, a mezzo di apposito regio decreto, viene costituito l’Ente Autonomo per le Fiere di Verona che nel 1977 assume la qualifica di fiera internazionale. La fiera cavalli ha origine nell’area della Cittadella e nasce con intento specialmente di natura economico, la quale ha vanto di essere la prima fra le poche ad esserci in Italia ed anche all’estero.
Questa fiera è sorta e si è sviluppata in modo eccezionale per le favorevoli circostanze di tempo ed il luogo, avvantaggiate dalle solerti cure delle diverse amministrazioni succedutesi nel governo del Comune.
L’idea di istituire una fiera cavalli nacque dall’amministrazione locale dall’osservazione del fatto che al mercato bestiame accorreva ogni volta sulla nostra piazza un certo numero di cavalli.
L’esito della fiera fu apprezzato generalmente, non tanto per il numero notevole di animali esposti, quanto per la rinomanza delle ditte accorse.
Si studiò poi il luogo per far sorgere una fiera stabile e il piano d’opera approvato dal Consiglio comunale il 28 dicembre 1897 comprendeva:
l’abbattimento di parte dei caseggiati verso Via Cappuccini Vecchi, per dare un accesso conveniente al campo;
la costruzione di 27 scuderie capaci ciascuna di 24 cavalli;
la riduzione dell’ortaglia a piano carrozzabile;
i provvedimenti generali per la fognatura e per l’acqua corrente alle scuderie.
In seduta 21 marzo 1903 fu approvato il progetto di chiusura con una decorosa cancellata in legno dell’accesso principale al campo della fiera con la spesa di L. 1250, in attesa della costruzione di un cancello in ferro che sarà il completamento del campo.
La fiera del marzo 1910 che raggiunse uno straordinario concorso ha raccolto a Verona circa 5000 equini con un giro d’affari di oltre 6 milioni.
molte persone arrivate dalla Francia, dall’Austria e dall’Ungheria, dalla penisola Balcanica e persino dalla Russia.
La « Fiera di Marzo di Verona » ha oggi raggiunto uno sviluppo che, per unanime consentimento della stampa nazionale e forestiera, è reputata la più grande fiera di cavalli.

Descrizione architettonica: L’ambizioso progetto fieristico in fase pratica fu ridimensionato in quanto il complesso del lavoro comporta un dispendio cli L- 100000, il Consiglio, su proposta della Giunta, limitò intanto la costruzione a 13 scuderie, le quali vennero divise in due corpi cli fabbricato, lungo il lato nord del campo; in un corpo cli fabbrica vennero costruite dieci scuderie, e nel secondo 3 scuderie, capaci in complessivo di 312 cavalli.
Le 13 scuderie nuove furono fabbricate in linea e di fronte a
quelle già esistenti.
Nel 1902 fu costruito nel campo la fiera di fronte all’ingresso, con una spesa di L. 45. 000, un ampio fabbricato che serve perfettamente a doppio scopo: quello di palestra di ginnastica e scherma nel corso dell’anno e di “stanza” le mostre agricole nel periodo della fiera.
In seduta 21 marzo 1903 fu approvato il progetto di chiusura con una decorosa cancellata in legno decorosa dell’accesso principale al campo della fiera con la spesa di L. 1250, in attesa della costruzione di un cancello in ferro che sarà il completamento del campo.
Ora nei pressi della ex fiera vi si trova un ponte che collega il palazzo dove attualmente operano le poste italiano all’altra medesima utilizzata dal Bar Fiera Vecchia.
Costruito nel 1903 presenta due colonnati paralleli costituiti da quattro colonne a pianta quadrata, le quali dividono la sezione in 5 parti.
Sovrastante la struttura di sostegno si trova un architrave, la quale ha una funzione portante e funge da da base al ballatoio. Quest’ultimo è decorato con un motivo a goccia che si ripete per tutta la sua lunghezza.

Autore: Istituto Einaudi.

10 – Ufficio Anagrafe

Indirizzo: Via Pallone, 13

Anno costruzione: tra il 1960 e il 1970

Descrizione storica: l’edificio dell’anagrafe si trova lungo le mura di via Pallone. Qui, nel 1224, venne costruito il nuovo muro di cinta comunale sulla depressione dell’Adigetto, notevolmente più avanti della cinta muraria romano-teodocritana già presente in questa zona. Questo rinforzo fungeva da protezione ai sobborghi di Falsorgo, Ferraboi, Fratta e al porto fluviale che risaliva molto probabilmente all’epoca romana nell’attuale zona dei Filippini. Si suppone che in quel periodo l’acqua dell’Adigetto non scorresse poiché era stata incanalata con uno scavo apposito nel primo tratto del fiume; tuttavia la depressione doveva essere molto evidente per arrivare ad influenzare il tracciato del muro. Questo decorso fluviale fu però deleterio per le piene che arrivarono a corrodere le sponde della nuova via del deflusso. Nel 1239 infatti crollò buona parte della cinta, della quale la ricostruzione fu immediatamente cominciata per ristabilire la protezione della città, sotto il potere di Ezzellino da Romano insieme a Re Enzo, figlio di Federico II. Allaa cinta già presente, che fu recuperata, ne venne aggiunta una seconda ex novo qualche metro più indietro, su un terreno più solido ma seguendo lo stesso tracciato. Il percorso che si era creato tra le due mura fu utilizzato come “strada coperta” per far passare l’esercito e i carri mercantili senza essere visti dal nemico.. Durante la dominazione veneziana il tratto compreso fra le due mura venne utilizzato come caserme e magazzini . Nel Novecento queste strutture vennero utilizzate durante le manifestazioni fieristiche. Proprio per questo, negli anni 1926-1927 una ampia porzione delle mura, corrispondente alla caserma “Pallone C” fu radicalmente trasformata nel Salone delle Macchine. Successivamente, con lo spostamento della sede della fiera dopo la Seconda Guerra Mondiale e in seguito ai danni bellici riportati, il Salone fu demolito e verrà sostituito dall’attuale sede dell’Anagrafe entrata in funzione nei primi anni ‘70.

Descrizione architettonica: l’edificio dell’Anagrafe è stato costruito dove precedentemente sorgeva il Salone delle Macchine della Fiera. Il complesso è staccato rispetto alle mura e si trova sul lato interno della Cittadella. È costruito interamente in cemento armato, si sviluppa per quattro piani fuori terra caratterizzati da finestre a nastro che percorrono l’intero edificio lungo il prospetto orizzontale. Dietro alla struttura, oltre a dei giardinetti sopraelevati, sono presenti delle rampe di passaggio per consentire di raggiungere le porte per attraversare le mura; si può notare quindi come il livello stradale esterno alle mura è notevolmente elevato rispetto all’interno, a causa della depressione che si era generata dallo scorrimento dell’Adigetto in questa zona prima della costruzione del secondo muro di cinta comunale staccato rispetto all’antico muro romano.

Autore: Istituto Maffei.