Project Description

Chiese ed Istituti scolastici A

La Cittadella è un quartiere storico di Verona, delimitato a nord dalle mura comunali, che lo dividono dalla città romana e altomedievale, ad est dall’Adige e a sud dalle mura austriache oltre le quali si trova la ferrovia e il quartiere di Borgo Roma, mentre ad ovest confina col quartiere della Valverde, lungo la strada principale del quartiere, Corso Porta Nuova.
Il quartiere è così chiamato perché nell’epoca della breve dominazione viscontea (alla fine del XIV secolo), venne costruita una cittadella difensiva che dà il nome anche all’omonima piazza. Su questa si affacciano palazzi di diverse epoche storiche, dalla più antica chiesetta di Santa Maria della Ghiaia (sec. XII), ai più recenti condomini degli anni ’60 del Novecento. Sul piazzale sorge dal 1953, oltre ad un parcheggio sotterraneo, anche un parcheggio all’aperto, molto utilizzato per la vicinanza di piazza Bra.
L’intera zona di Cittadella viene spesso ridotta alla piazza e non vengono tenute in considerazione le vie e gli edifici circostanti.
Attraverso l’utilizzo di documenti cartografici è possibile ricostruire, seppure in maniera approssimativa, lo sviluppo di questa zona. La prima testimonianza cartografica risale alla metà del Quattrocento e lo spazio che noi oggi identifichiamo come Cittadella era caratterizzato principalmente dalla presenza di edifici religiosi, circondati da innumerevoli terreni e spazi coltivabili.
Si può notare una sostanziale modifica del tessuto edilizio a partire all’inizio dell’Ottocento quando le piccole realtà abitative hanno iniziato ad ampliarsi. Questo comportò anche la fondazione di edifici scolastici Di grande importanza fu la presenza della fiera che qui rimase dal 1898 al 1948.
All’inizio del Novecento le testimonianze a nostra disposizione si fanno sempre più dettagliate, descrivendo un paesaggio ormai prossimo alla struttura odierna.
Purtroppo la Cittadella, come altre zone di Verona, ha subito delle perdite sostanziose a causa del secondo conflitto mondiale, che ha portato alla distruzione di numerosi edifici. Molte chiese nella loro forma originaria sono andate perdute e per questo, talvolta è complesso ricostruirne la storia.
Nonostante ciò, quando si parla di Cittadella è lecito attribuire pari importanza sia alle chiese che agli istituti scolastici, in quanto sono stati, fin dai tempi più antichi punto di riferimento su cui si sono basati i progetti di ampliamento del tessuto urbano.

1 – Chiesa di San Francesco

Indirizzo: Lungadige Capuleti, 7

Anno costruzione: Sec. XIII

Descrizione storica: Il convento dei frati minori conventuali di San Francesco fu fondato nel 1230 per iniziativa di Raniero Zeno, podestà di Verona, a soli quattro anni dalla morte di Francesco d’Assisi. L’appellativo “al Corso” deriva, secondo alcune fonti, dal percorso antico della corsa del Palio del drappo verde, che iniziava in prossimità della chiesa. Nel 1261 i francescani trasferirono il loro convento presso la chiesa dei Santi Fermo e Rustico e nel 1275 cedettero San Francesco al Corso ai religiosi e alle suore dell’ordine di San Marco di Mantova.
Nel 1360 la chiesa di San Francesco passò alle Monache Benedettine e nel 1459 la chiesa venne consacrata dal vescovo Ermolao Barbaro. Nel 1625 un fulmine colpì la polveriera della vicina Torre della Paglia e la chiesa venne danneggiata. Le due iscrizioni alla parete esterna della cappella verso il chiostro ne ricordano la parziale ricostruzione.
Nella prima metà del ‘900 su iniziativa del direttore dei Musei Civici, Antonio Avena, il Comune di Verona decide il recupero del complesso conventuale, per “ricostruire” il luogo di sepoltura di Giulietta Capuleti. Nel 1961 si verifica il crollo del campanile trecentesco della chiesa, già pericolante.

Descrizione architettonica: La chiesa presenta una facciata semplice, con solo un portale in legno e un’apertura vetrata di forma semicircolare. A sinistra della chiesa si possono notare alcuni resti della struttura, probabilmente si tratta del campanile trecentesco crollato nel secolo scorso.
All’interno della chiesa oggi si trovano allestite alcune opere d’arte parte del complesso museale “Cavalcaselle”.
La Cappella della Vergine, in stile classicheggiante, viene realizzata nel 17° secolo e si presenta simmetrica, equilibrata e armoniosa. Si notano degli elementi che richiamano gli ordini dell’arte greca come le colonne corinzie che sostengono l’architrave e il timpano. All’interno della struttura troviamo delle nicchie con due sculture risalenti al 1617 e tre affreschi: Deposizione di Pasquale Ottino, Madonna col bambino tra i santi di Alessandro Turchi e infine Madonna col bambino e santi di Clemente Bocciardo.
Il soffitto presenta una volta a crociera stuccata con elementi fitomorfi e illuminata da trifore semicircolari.

Autore: Istituto Einaudi.

2 – Chiesa di San Domenico al Corso

Indirizzo: Via del Pontiere, 30

Anno costruzione: Sec. XVI

Descrizione storica: La Chiesa di San Domenico apparteneva al monastero delle omonime consorelle che nel Cinquecento, dal borgo di San Giorgio in Braida, si trasferirono nella Cittadella. Il nuovo complesso, realizzato tra il 1537 e il 1543, divenne quindi sede del monastero, la cui chiesa venne consacrata l’11 novembre del 1554 dal vescovo di Verona Luigi Lippomano. Fra il Seicento e il Settecento venne rinnovata, vennero dipinte le pareti interne e inserite opere pittoriche di pregio, dopodichè, nel 1811, il monastero venne soppresso tramite decreto napoleonico e quindi demaniato: tra il 1827 e il 1831, Leopoldina Naudet, fondatrice della congregazione delle Sorelle della Sacra Famiglia, acquistò tutto il complesso che successivamente passò al Comune di Verona. Dal 2010 la chiesa è divenuta sede della comunità evangelica luterana di Verona e Gardone, facente parte della Chiesa Evangelica Luterana in Italia.

Descrizione architettonica: E’ una piccola chiesa che presenta all’esterno elementi di notevole semplicità mentre al suo interno si connota per la ricchezza più propriamente barocca. L’austera facciata a capanna è visibile dalla strada, tuttavia l’accesso al sagrato avviene tramite un piccolo portale in pietra realizzato durante la ristrutturazione del XVII-XVIII secolo. Esso è caratterizzato dalla statua di San Domenico situata in una nicchia e realizzata da Orazio Marinali, scultore originario di Bassano del Grappa.
Lo spazio interno, ad aula unica, è caratterizzato dagli altari, realizzati sempre durante i lavori di ristrutturazione del XVII secolo, opera dell’architetto Francesco Marchesini. Negli stessi anni l’edificio sacro, completamente rinnovato, venne abbellito con le opere d’arte che si possono ammirare ancora oggi di Alessandro Marchesini e di Carlo Sferini, detto il Tedesco. Alessandro Marchesini raffigurò la volta della chiesa, con La Gloria di San Domenico, un affresco che simula un’apertura illusionistica sul soffitto ad interpretare lo stile trionfante e travolgente dello stile barocco. Più tardi, Antonio Zanoni dipinse le pareti sotto la volta e sotto il fregio con ornati architettonici di tipo illusionistico: all’interno un sapiente impianto di logge, balaustre, cornici, scorci di colonnati e soprattutto giganteschi mensoloni rosati, che sembrano proiettati verso il cielo, lasciano ampi spazi per un ciclo di otto dipinti dedicati a San Domenico.

Autore: Istituto Einaudi.

3 – Istituto Ferraris

Indirizzo: Via Del Pontiere, 40

Anno costruzione: 1910; 1947

Progettista: Arch. Giovanni Tempioni

Descrizione storica: L’Istituto Tecnico Industriale venne intitolato nel 1936 a Galileo Ferraris (1847-97), scienziato piemontese noto per gli studi sull’elettricità e sull’ottica. L’Istituto Tecnico Industriale “Galileo Ferraris” nasce come “scuola del lavoro” nel 1909 al fine di garantire la formazione dei lavoratori e sostenere l’avviata attività industriale della città. Infatti lo sviluppo delle arti e delle industrie meccaniche esigeva che l’operaio avesse una coltura teorica manuale superiore a quella acquisita con la pratica; si sentiva pertanto il bisogno di una scuola di lavoro, di una scuola industriale professionale.
Nel settembre del 1912, conclusi i lavori di realizzazione dell’edificio, la nuova scuola apriva i battenti e già al secondo anno accoglieva 162 alunni. Nel 1920 giunse l’atteso Regio Decreto con il quale la “Scuola industriale maschile” di Verona, istituita e mantenuta dal Comune, veniva posta sotto la diretta dipendenza del Ministero per l’Industria e il Commercio con la denominazione di “Regia Scuola Industriale” di Verona. Aumentava la frequenza passando negli anni fra il 1941 e il 1945 da 512 a 685 alunni. L’epilogo drammatico della seconda guerra mondiale colpì l’istituto: un violento bombardamento il 28 febbraio 1945 danneggiò l’edificio, provocando gravi danni tra cui il crollo della facciata e la distruzione di 10 officine su 12.
I lavori di ricostruzione furono iniziati già nell’ottobre del 1945, ma procedettero molto lentamente tra interruzioni e riprese fino al 1954.
Nel 1947 la Scuola diventava Statale grazie all’impegno dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione.
Nel 1962 la Scuola Tecnica Industriale divenne autonoma e si trasformò nell’Istituto Professionale “Giorgi”, nel 1964 nacque la sezione staccata di San Bonifacio e successivamente di Villafranca, che in seguito sono, rispettivamente, confluite negli Istituti “Dal Cero” e “Anti”.
Nel 1971-72 gli alunni erano più di duemila, tanto che nel 1972 si giunse alla decisione di staccare la sezione di Legnago, mentre nel 1974 avvenne lo sdoppiamento che portò alla nascita dell’I.T.I.S. “Marconi”.
Nel 2001 l’I.T.I.S. “Galileo Ferraris” ha promosso la fondazione del Consorzio Verona Tecnologia, sperimentazione di una nuova aggregazione di Istituti Tecnici e Professionali dell’Industria: “Marconi” “Fermi” e “Giorgi” di Verona, “Dal Cero” di San Bonifacio, “Anti” di Villafranca, “Silva” di Legnago finalizzata alla partecipazione di progetti europei come EDUROBOT e di ricerca scientifica ed educativa come NANOTECNOLOGIE, EVA ENERGY (energie rinnovabili), LA RADIO NELLE SCUOLE.
Nel dicembre 2007 il Consorzio Verona Tecnologia si è sciolto per lasciare il posto a nuove forme di collaborazione quali il Distretto Formativo per la Robotica in preparazione al Polo per l’Istruzione Tecnica Superiore. Tali scelte hanno consentito all’I.T.I.S. “Galileo Ferraris” di porsi tra le realtà scolastiche più significative e qualificate di tutto il territorio nazionale ed interlocutore credibile nella progettazione e ridefinizione dei nuovi indirizzi dell’Istruzione Tecnica, pronto a raccogliere la sfida della trasformazione tecnologico-scientifica e sociale in atto.

Descrizione architettonica: L’edificio Ferraris, secondo il progetto originale di costruzione, consta di due piani: uno terreno che comprende atrio d’ingresso, scalone d’accesso al piano superiore, uffici di direzione, abitazione del custode, una vasta aula per disegno meccanico, una sala per la plastica e un’altra per le macchine, un’aula per deposito di modelli.
Il piano superiore comprende: due vaste aule per la coltura generale, la scuola di chimica e quella di fisica con annessi gabinetti, un locale per la mostra dei lavori, uno per la biblioteca ed uno per riunioni e l’abitazione del direttore.
Ad ovest del fabbricato scolastico e per tutta la sua lunghezza sorgono le officine in sette riparti tutti comunicanti, fornite di spogliatoio, lavatoio, latrine e locale di sgombero e dei pronti soccorsi. Fra le officine ed il fabbricato scolastico, comunicanti a mezzo di un andito, vi sono due cortili. Il fabbricato ad uso scuola ha un’area coperta di circa mq. 2000 ed il fabbricato per officine di circa mq. 1400, e vi avranno sedi distinte le officine per falegnami e intagliatori, per meccanici, elettricisti, fabbri, lavoratori della pietra e dei marmi, orefici, incisori. ecc. ed i laboratori per l’idrotecnica e la chimica. Questa parte dell’istituzione assumerà anche il carattere di un’azienda industriale.

Autore: Istituto Maffei.

4 – Liceo Scientifico Statale “Angelo Messedaglia”

Indirizzo: Via Don Gaspare Bertoni, 3b

Anno costruzione: 1910

Progettista: Arch. Giovanni Tempioni

Descrizione storica: Il Liceo fu istituito il 6 maggio 1923, per Regio Decreto, in seguito alla riforma Gentile, che rendeva autonome le sezioni “Liceo Moderno” dei licei classici e “Fisico-Matematica” degli istituti tecnici, attribuendo ad esse la nuova identità di Liceo Scientifico. E’ intitolato all’illustre economista e politico veronese Angelo Messedaglia, nato a Villafranca di Verona nel 1820. Egli ricoprì docenze universitarie a Padova e a Roma, e fu partecipe degli ideali risorgimentali. Fu anche deputato del Parlamento del Regno d’Italia tra il 1866 e il 1882 e fu pure membro di varie accademie italiane e straniere e presidente dell’Accademia dei Lincei fino alla sua morte nel 1901.
Fino agli anni ’60 è stato l’unico Liceo Scientifico di Verona e provincia ed ha formato generazioni di professionisti e di intellettuali del comprensorio Veronese. All’inizio degli anni ’70, in seguito all’aumento della popolazione scolastica, nacquero gli altri Licei Scientifici, inizialmente come succursali del Messedaglia, poi come Istituti autonomi.
Dal 1953 la sede centrale del Liceo fu ospitata presso il palazzo Ridolfi-Da Lisca di Stradone Maffei. Datato 1545, l’edificio viene attribuito all’architetto Bernardino Brugnoli. Il palazzo viene in seguito modificato con la costruzione del secondo piano, voluta dai Da Lisca. L’edificio fu distrutto durante la seconda guerra mondiale, si salvò solamente il salone centrale affrescato da Domenico Brusasorzi.
Dal 1 settembre 2008 la nuova Sede del Liceo “Messedaglia” diventa l’edificio “Barbarani” situato in via Bertoni, che fino al 1978 aveva ospitato un orfanotrofio ed un collegio per l’avviamento al lavoro giovanile, restaurato e fornito di tutte quelle infrastrutture necessarie ad una didattica aggiornata alle nuove metodologie, con ampi spazi e laboratori. All’interno sono presenti anche una collezione di testi antichi in una delle due biblioteche e una collezione storica di strumenti didattici per la fisica.
Il palazzo Barbarani, precedentemente adibito a edificio scolastico, a seguito di un lungo stato di abbandono aveva subito gravi danni: il tetto era crollato, mentre i muri portanti dovettero essere rinforzati da strutture esterne in acciaio. Nel 2006 sono iniziati i lavori di ristrutturazione del grande palazzo, che è diventato la nuova sede unica del liceo scientifico all’inizio dell’anno scolastico 2008/09.

Descrizione architettonica: La sede attuale del Liceo Messedaglia, ovvero Palazzo Barbarani, è caratterizzato da una facciata moderna, una scalinata che conduce all’ingresso principale. La struttura centrale è divisa in tre sezioni e presenta delle finestre dal disegno semplice. Ai lati due sezioni simmetriche retrostanti rispetto al corpo centrale conferiscono un severo rigore al complesso.
La vecchia sede del Liceo è Palazzo “Da Lisca” in stradone Maffei. Il portale centrale presenta lo stemma “Da Lisca”, fu realizzato nel 1890 ed è inquadrato da due colonne che sostengono un timpano caratterizzato dal bassorilievo “Il ratto d’Europa”.
All’interno del palazzo si trova lo splendido salone – adibito ad Aula Magna del Liceo – affrescato da Domenico Brusasorzi, (1565), alla cui bottega apprese l’arte anche Paolo Veronese. Nel 1950, nell’ambito del ripristino post-bellico, il salone, il cui soffitto era stato distrutto, fu ricoperto da due soffitti carenati in legno del tardo Quattrocento.
Il salone è decorato da un fregio pittorico di 40 metri: su tre lati si sviluppa la “Cavalcata di Carlo V e di Clemente VII”. Sul lato corto, tra le finestre, è presente un gran camino con la cappa decorata a stucchi. Tra volute e cartigli compare una Venere affiancata da due Amorini attribuita a Bartolomeo Ridolfi, decoratore e stuccatore di fama, che collaborò con Paolo Veronese e Andrea Palladio.

Autore: Istituto Einaudi.

5 Chiesa della SS. Trinità

Indirizzo: Via della SS. Trinità 4

Anno costruzione: Sec. X

Descrizione storica: L’edificio sorge su una collinetta di modeste dimensioni, ormai quasi irrilevabili, fuori dalle mura romane e comunali, ma con l’espansione dell’area urbanizzata della città la chiesa venne inglobata tra le diverse costruzioni. La chiesa venne costruita sul luogo di una necropoli romana, e venne edificata a partire dal 1073 per opera della Congregazione Vallombrosana, ovvero una comunità di Monaci Benedettini, con l’intento di crearne un monastero. La chiesa venne consacrata nel 1117. In seguito a un terremoto avvenuto nello stesso anno, fu in parte rovinata, ma venne restaurata quasi immediatamente. Verso la fine del Trecento i monaci il complesso subì una battuta d’arresto dovuta a crisi finanziaria e religiosa e molti si allontanarono; nel 1529 il vescovo di Verona Gian Matteo Giberti, che operava a Verona nell’ambito delle migliorie architettoniche e artistiche a seguito della Controriforma, trovò l’edificio abbandonato e 15 anni dopo ottenne l’autorizzazione dal Papa per adibire il complesso a ricovero atto ad ospitare i bisognosi. Nel 1797 con l’arrivo delle truppe napoleoniche la chiesa venne soppressa e poi trasformata in ospedale militare. Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, la struttura fu danneggiata da un bombardamento che provocò la perdita dell’antico chiostro. Al termine della guerra venne restaurata.
Oggi ciò che resta dell’ edificio si presenta molto rimaneggiato rispetto alle origini, tuttavia si possono individuare come facenti parte del nucleo primitivo l’abside settentrionale, l’abside maggiore, l’atrio e il campanile del 1130. L’interno con il passare dei secoli ha subito numerose trasformazioni e ha perso il suo aspetto romanico, ad eccezione di alcuni affreschi, il catino absidale e l’arco trionfale.

Descrizione architettonica: Il complesso è in stile romanico veronese con alcuni elementi rinascimentali e neoclassici. L’atrio, prolungamento della chiesa originale, si presenta con la facciata a capanna in stile romanico: è riconoscibile anche dalla tradizionale muratura zebrata in fasce di laterizio e tufo giallo alternate. La muratura si conclude alla sommità con i tipici archi rampanti sotto gli spioventi. Il portale d’ingresso è ad arco ribassato e sormontato da un protiro pensile, affiancato da due trifore, sostenute da coppie di colonne binate in marmo rosso. Lungo il fianco settentrionale dell’edificio si aprono nove arcatelle uguali alle due trifore. l’abside maggiore presenta semicolonne trasformate in lesene, completate da capitelli che sostengono archetti a doppia ghiera.
Il campanile è a base quadrata, in stile romanico, realizzato con mattoni di laterizio e tufo. La bella cella campanaria è decorata da finestre trifore.
L’interno ha subito numerose trasformazioni nel corso del tempo. La pianta, che richiama quella di San Fermo Maggiore, è a croce latina, sviluppata in senso longitudinale ed è costituita da un’unica navata, coperta da un tetto a capriate lignee e chiusa da un’abside che comprende tutta la larghezza della navata. Due cappelle sono affiancate alla maggiore absidale formando un transetto.
All’interno della chiesa troviamo numerose opere come tele del pittore veronese Domenico Brusasorzi e di suo figlio Felice, un affresco di Martino da Verona di una splendida Annunciazione gotica a decorazione dell’arco trionfale (fine XIV secolo), altri affreschi trecenteschi con le storie di santi, una scultura di Enrico di Rigino raffigurante la Santissima Trinità e pregevoli dipinti di Jacopo Ligozzi e di Giovanni.

Autore: Istituto Einaudi.

6 – Educandato agli Angeli

Indirizzo: Via Cesare Battisti, 6

Anno costruzione: 1812 (istituzione del collegio) 1950 (ricostruzione degli edifici)

Progettista: Arch. Plinio Marconi, Ing. Aldo Cossato

Descrizione storica: L’Educandato Statale agli Angeli è sorto nel luogo dove avevano sede, fin dal XIII secolo, due conventi, uno di suore, l’altro dei frati Umiliati di Monte Oliveto. Circa un secolo più tardi, gli edifici, lasciati liberi dai religiosi, divennero un ospedale. Nel 1533 l’intero complesso fu preso in consegna dalle suore benedettine che precedentemente avevano il loro convento di S. Maria degli Angeli, nella allora aperta campagna fuori da Porta Vescovo. Le suore ottennero dalle autorità religiose locali il permesso di dare lo stesso nome al loro nuovo convento, e fecero pertanto porre un bassorilievo raffigurante la Madonna degli Angeli sul portale d’ingresso della chiesa. Da allora e fino al principio del secolo XIX le monache ampliarono il monastero aggiungendo nuovi edifici e acquistando la terra incolta che lo attorniava. In particolare, fra 1783 e 1788 il complesso fu completato con abbellimenti del giardino e aggiunte di dormitori e refettori, oltre che del campanile progettato dall’architetto Paolo Pozzo destinato però ad essere raso al suolo nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. In seguito alle soppressioni napoleoniche, nel 1812 le suore furono costrette a lasciare il convento e, al loro posto, fu istituito il “Reale Collegio delle Fanciulle”, con lo scopo (come si legge nell’atto costitutivo) di dare alle fanciulle una buona, ed utile educazione pel loro avvenire; vi si insegneranno il leggere, lo scrivere, i principi di religione, di morale, di storia, il disegno, il cucire ed il ricamo. Con l’annessione all’Austria del territorio veneto venne confermato il ruolo del Collegio, che a partire dal 1839 divenne “Imperial Regio Collegio”, nel quale furono introdotte varie novità, tra le quali lo studio della lingua tedesca. Nel 1870 la monarchia sabauda confermò a sua volta l’importanza di questa istituzione con un nuovo Statuto, nel quale i corsi di studio venivano meglio definiti ed ampliati, con l’istituzione di un corso elementare di quattro classi ed uno superiore di tre. Il Reale (non più Regio, e quindi con una autonomia molto maggiore) collegio mantenne il suo ruolo fino alla Prima Guerra Mondiale, durante la quale diventò un ospedale militare; nella Seconda Guerra Mondiale fu invece sede del comando tedesco e centro di smistamento truppe (anche in virtù della vicinanza alla stazione ferroviaria che consentiva di comunicare agevolmente con la Germania) e divenne uno dei bersagli principali dei bombardamenti alleati; specialmente in seguito a quello del 6 aprile 1945 la struttura venne quasi completamente distrutta: l’unica traccia dell’edificio antico è la facciata dell’entrata monumentale, resto significativo è inoltre il bunker sotterraneo fatto costruire nel 1943 dai nazisti come rifugio antiaereo ed ancora visibile all’interno del parco. L’attuale complesso edilizio risale agli anni ’50, su progetto dell’architetto Marconi di Roma e dell’ingegnere veronese Aldo Cossato.

Descrizione architettonica: Salvo pochi restauri ed interventi recenti la struttura rimane sostanzialmente la stessa del progetto Cossato-Marconi: partendo dal fabbricato settecentesco di Luigi Trezza sopravvissuto ai bombardamenti, i due tecnici studiarono un complesso di volumi che percorre tutta Via Cesare Battisti, concludendosi all’angolo di Via del Minatore con una cappella realizzata però in un progetto separato a partire dal 1968 sotto la guida dell’architetto milanese Giovanni Muzio. Nel vastissimo (oltre tre ettari) e secolare parco che si stende per tutta Via del Minatore (concludendosi con un parcheggio nell’angolo con la Circonvallazione Raggio di Sole) si sviluppano due fabbricati innestati perpendicolarmente alla facciata di Via Battisti e collegati fra di loro in modo da formare una sorta di chiostro. Il linguaggio e lo stile adottati nelle architetture sono prettamente funzionali e legati a stilemi di stampo razionalistico tipicamente novecentesco, differenziandosi dunque in maniera sostanziale ed evidente alla superstite parte settecentesca dell’entrata monumentale a ridosso di Corso Porta Nuova, molto più elaborata e virtuosa seppur priva di eccessi.
Il parco, dovendo ospitare centinaia di studenti fra scuole Primarie e Secondarie, è spazioso e fornito di diversi campi sportivi; vi è inoltre una recente struttura ad anfiteatro di modeste dimensioni, utilizzata per svolgere lezioni all’aperto.
Il bunker antiaereo è ancora integro e visitabile ma in stato di sempre maggiore deperimento a causa dell’infiltrazione di acqua nella struttura, che non ha ricevuto alcuna manutenzione. . I tedeschi edificarono il bunker con il calcestruzzo e lo posero sotto a circa 6 metri di terra in modo che le esplosioni e le vibrazioni da esse causate venissero attutite; era progettato per ospitare 150 persone e dotato di una stanza riservata agli ufficiali, bagni e un’infermeria per cui vennero probabilmente presi in prestito letti del soprastante convitto.
La cappella progettata dal Muzio è oggi sconsacrata e adibita nel corso degli anni a diverse funzioni pratiche e logistiche, fra cui mensa e aula conferenze. Il progetto originario poco si discosta dall’odierno edificio, dove il presbiterio si presenta sormontato da una cupola costolonata, avvolta da tiburio ottagono con sovrastante lanterna; il tiburio doveva essere scandito da lesene con paramento in laterizio a vista, oggi assenti.

Autore: Istituto Maffei.

7 – Accademia di Belle Arti di Verona

Indirizzo: Via Carlo Montanari, 5

Anno costruzione: 1583

Progettista: Domenico Cartoni

Descrizione storica: L’Accademia di Belle Arti di Verona fu costituita il 18 dicembre 1764 con il nome di “Accademia di Pittura di Verona” sotto la guida di Gianbettino Cignaroli (1706-1770) con la trasformazione in pubblica istituzione dell’antica Accademia del Disegno e con un contributo annuo della Municipalità veronese e l’uso di un edificio di proprietà comunale.
L’Accademia di Verona, una delle più antiche accademie di belle arti del mondo, è una delle cinque Accademie storiche italiane. Giambettino Cignaroli ne fu il primo direttore, dalla sua istituzione fino alla sua morte. Tra i primi che iniziarono ad operare nell’Accademia figurano anche il conte Alessandro Pompei, pittore e architetto, e il marchese Scipione Maffei, l’erudito di fama europea che segnò profondamente la cultura veronese nell’età dell’Illuminismo.
Approvati dal Senato veneziano i Capitoli accademici all’inizio del 1765, l’Accademia di Pittura veronese iniziò la sua attività con il Cignaroli “direttore perpetuo”, tre presidenti, tre “Maestri di pittura”, nominati ogni anno, e trentatré pittori aggregati con la qualifica di fondatori.
Gli anni che seguirono la campagna d’Italia di Napoleone e la caduta della Repubblica di Venezia, in una città a lungo contesa tra francesi e austriaci, non furono facili per l’istituzione, nel frattempo intitolata Accademia di Pittura e Scultura. Mentre era impegnato come catalogatore e conservatore del patrimonio artistico veronese e si dedicava all’ambizioso progetto di una storia illustrata della pittura veronese, Saverio Dalla Rosa (nipote di Cignaroli) si adoperò nella riorganizzazione dell’Accademia dotandola di nuovi strumenti didattici e selezionando dipinti di antichi maestri che avrebbero costituito il nucleo della pinacoteca pubblica, allestita nel 1812 nella sala del Consiglio del Comune; l’Accademia sarebbe però stata contigua al museo soltanto a partire dal 1856.
Negli anni Settanta dell’Ottocento l’Accademia veronese si distinse per particolare vivacità grazie al potenziamento della sua istituzione. Dopo un concorso nazionale fu chiamato a dirigere la scuola e ad insegnarvi pittura Napoleone Nani (1841-1899), pittore veneziano di vocazione “verista” che seppe portare a Verona la moderna esperienza didattica dell’Accademia di Venezia.
Dopo diversi cambiamenti di sede, nel 1949, l’Accademia trovò una sistemazione definitiva presso Palazzo Verità Montanari, commissionato da Giacomo Verità, che la fece costruire intorno al 1583.
Nel marzo 2012 tra l’Accademia di Belle Arti “G.B. Cignaroli”, il Comune di Verona e la Provincia di Verona, si è costituita la Fondazione Accademia di Belle Arti di Verona.

Descrizione architettonica: L’Accademia di Belle Arti di Verona trova sede presso Palazzo Verità-Montanari. Questo si affaccia su Via Carlo Montanari con un cortile chiuso dal muro di cinta. Il muro perimetrale, che in origine correva ampio su due lati, quello di Vicolo Stimate e Via Carlo Montanari, ora è parzialmente inglobato nei corpi di fabbrica che sono stati aggiunti alla struttura principale nel Settecento e nel Novecento.
In origine il complesso architettonico era costituito da un corpo centrale a tre piani delimitato ai lati da due ali laterali ad un solo piano tra loro speculari.
Oggi il muro è intonacato e nel lato maggiore, nel cui centro si eleva il grande portale, accanto al quale sono poste due lapidi dedicate a Carlo Montanari.
Il portale che da accesso alla corte interna è caratterizzato da una muratura in bugnato e presenta sulla sommità una testa di donna e due figure di satiri con le braccia aderenti al corpo e dai quali pendono festoni di fiori e frutta.
Il portale di ingresso al palazzo, costruito in epoca rinascimentale, è raccordato con il muro che lo contiene con due volute di capitelli; due finestre sono aperte nello spazio risultante dall’ampiezza delle volute e formano, con le altre due sotto il cornicione del muro, una massa quadrangolare che conferisce maggiore leggerezza alla struttura del portale. Nella chiave della volta dell’arco è posto il busto di Hieronimus Veritas, come si legge in un cartiglio scolpito sotto il busto, che il Conte Giacomo Verità volle ricordare come personaggio centrale della famiglia. L’arco stesso è sormontato da tre pilastrini sulla cui sommità si trovano tre palle in ferro. Sono ancora presenti tracce di affreschi tra le mensole delle finestre del primo piano perché protette dagli agenti atmosferici; le tracce oggi sono poche e dilavate, ma consentono di ipotizzare una facciata cinquecentesca completamente affrescata.
L’ala sinistra, verso Vicolo Stimate, è stata rialzata prima nel 1762 e poi successivamente nei primi decenni del novecento; l’ala che si affaccia verso il convento delle Zitelle, invece, meno alta di quella verso Vicolo Stimate, rende asimmetrica la pavimentazione del cortile centrale, ai lati del quale se ne aprono altri due più piccoli. Il cortile posteriore, oggi a uso dell’istituto Montanari, ha subito notevoli cambiamenti dalla sua costruzione. Il recente restauro del portale è ad opera degli studenti stessi dell’Accademia.

Autore: Istituto Maffei.

8 – Università di Verona- Dipartimento scienze giuridiche/Orfanotrofio

Indirizzo: Via Carlo Montanari, 5

Anno costruzione: Istituita nel 1995

Proprietario: Comune di Verona

Descrizione storica: Il complesso qui citato è locato all’interno dell’area della Cittadella viscontea.
In tale area, oggi nota come cittadella del diritto, possiamo mettere in evidenza le sedi del dipartimento di scienze giuridiche, ovvero il palazzo ex Zitelle e le sue pertinenze. Questo fa parte del compendio di Via Bertoni-Via Montanari che costituiva un tutt’uno nel periodo in cui erano in funzione gli Orfanotrofi di Verona La cui storia iniziò il 1° maggio 1520 e da allora è stata ininterrottamente presente nella vita veronese. La prima sede fu stabilita a S. Agnese in Piazza Bra (dove oggi si trova il municipio), per essere poi trasferita nel 1536 presso la SS. Trinità in Cittadella e unificata con altre istituzioni attive in Verona. Nel 1548 assunse la denominazione di “Conservatorio di S. Francesco di Cittadella”, dal nome del complesso conventuale nel quale ebbe nuova sede. Due secoli dopo, nel 1771, nell’ambito di riforme volute dalla Repubblica di Venezia, venne riorganizzata. L’Istituto delle Franceschine fu trasferito nella sede di via Carlo Montanari nel 1842; al suo posto, più di un secolo più tardi, trovò posto il Museo degli Affreschi.
L’edificio di via Montanari ospitava in origine il convento, con annessa chiesa, di S. Croce delle Zitelle. Nel 1616 una certa Maddalena Gamba, rimasta vedova si ritirò a vivere nella zona adiacente alla SS. Trinità, assieme alla figlia e ad alcune giovinette, che istituirono in seguito una congregazione di “dimesse”. Nel 1706 la congregazione eresse la propria chiesetta, consacrata nel 1714 dal vescovo Gianfrancesco Barbarigo. Per essere accolte nella congregazione le aspiranti dovevano “donare” una dote di 800 ducati e portare il proprio mobilio. Gli edifici (convento e chiesa) furono soppressi per far posto alla costruzione dell’Orfanotrofio femminile nel 1810. Il comprensorio infatti fa parte delle parrocchie soppresse in seguito alle disposizioni napoleoniche.
Nella seconda metà degli anni ’60 del Novecento il complesso venne ampliato con la costruzione di un edificio nel cortile est. L’orfanotrofio, poi diventato convitto femminile, rimase attivo fino al 1978.
Dal 1998 il complesso edilizio è utilizzato dall’università di Verona, dipartimento di scienze giuridiche e all’associazione I.C.I.S.S (Istituti Civici di Servizio Sociale).
Nel 2009 venne inaugurato il nuovo auditorium da 256 persone, riconoscibile per la sua particolare forma architettonica su progetto degli architetti Ottorino Tognetti e Khosrow Chodjai Abbassi.

Descrizione architettonica: L’edificio sobrio mostra un’estetica stilizzata ma al contempo stesso un forte senso di solidità, apparendo una perfetta metafora per l’uso che ne e stato fato nei secoli, ovvero rifugio per i meno abbienti: semplicità e sicurezza.
La struttura è posta a lato del complesso di Palazzo Verità Montanari, situata ad angolo tra via Carlo montanari e Via Santissima trinità.
Frontalmente è caratterizzato dalla presenza di due livelli di finestre (quelle superiori di forma rettangolare mentre quelle inferiori quadrangolari), del tutto prive di qualsiasi decorazione, incorniciate semplicemente da un bordeggio bianco. Per quanto la loro disposizione possa sembrare semplice, riesce a conferire, in maniera del tutto sobria, regolarità e ordine alla struttura
Sempre nella parte frontale dell’edificio, ovvero nella sezione che si affaccia su via Carlo montanari, è situato un grande portone ligneo. Si trova inserito all’interno di un arco a tutto sesto realizzato con blocchi di tufo a bugnato. L’arco costituisce l’unico elemento decorativo della facciata frontale, ma anch’esso, come per il bordeggio delle finestre non sembra finalizzato all’abbellimento dell’edificio. Tuttavia, lo si può considerare l’unico componente che spezza la rigida struttura impostata dalle finestre.
Spostandosi leggermente a lato, si nota che la struttura si innalza di un piano e svolta ad angolo verso via Santissima Trinità. La struttura rimane pressoché simile ma, una volta terminata si permette di inglobare con un muretto un ulteriore edificio, anch’esso sede della facoltà di giurisprudenza.

Autore: Istituto Maffei.

9 – Liceo statale delle scienze umane “Carlo Montanari”

Indirizzo: Vicolo Stimate, 4

Anno costruzione: 1893

Progettista: Ing. Arminio Righetti

Descrizione storica: Il Liceo Statale “C. Montanari” venne istituito nel 1867 (dopo l’annessione di Verona all’Italia) come scuola magistrale femminile per trasformarsi subito dopo in “Regia Scuola Normale Femminile”. L’Istituto fu ospitato per diversi anni in sedi diverse, come il convento dei Padri Stimmatini e il palazzo Orti-Manara di vicolo Leoncino. Nel 1893 il sindaco di Verona, Augusto Caperle, riuscì a persuadere il conte Giacomo Montanari, nipote del conte Carlo, martire di Belfiore, a cedere al Comune il palazzo Montanari con gli annessi cortile e parco-giardino. Nello stesso anno fu edificata l’attuale sede centrale, edificio reso agibile e funzionante con dichiarazione pubblica del sindaco il 3 novembre 1893.
Nel 1894 la Regia Scuola Normale Femminile, che nel 1892 era stata dedicata al nome della nobildonna Isotta Nogarola, fu intitolata al nome di Carlo Montanari. Con la riforma Gentile del 1923 la Scuola Normale divenne un Istituto Magistrale con un piano di studi triennale e nel 1929 l’edificio venne ampliato. Nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’istituto divenne statale con un piano di studi quadriennale. Con l’abolizione degli Istituti Magistrali vennero istituiti, dall’anno scolastico 1998/99, il Liceo delle Scienze Sociali, il Liceo Socio-Psico-Pedagogico e il Liceo delle Scienze Sociali ad indirizzo musicale.
Dall’anno scolastico 2010/2011, in base ai nuovi ordinamenti scolastici stabiliti con la riforma Gelmini, il Liceo Montanari è stato modificato, inserendo gli indirizzi di studio Scienze Umane al posto dell’ex socio-psicopedagogico, Economico-Sociale con opzione Scienze Umane e Musicale.

Descrizione architettonica: Realizzato nel 1893, l’edificio si caratterizza per il rigore architettonico di stile neoclassico che all’epoca ancora imperversava a Verona insieme con il rinnovato eclettismo, un pastiche di matrice romanica, gotica e classica.

Autore: Istituto Einaudi.

10 – Chiesa di Santa Maria della Ghiaia

Indirizzo: Piazza cittadella, 22

Anno costruzione: precedente al 1162

Descrizione storica: Le fondamenta dell’edificio risalgono almeno all’anno 1162, anno nel quale l’ordine monacale degli Umiliati ampliò una piccola cappella dedicata alla Madonna risalente ad un periodo ancora precedente, e chiamata della Ghiara per lo stratificarsi di sabbia e ghiaia durante le esondazioni dell’Adigetto. In seguito dal 1175 al 1302 rimase un semplice convento con al suo interno e privo di una vera chiesa consacrata, la consacrazione avverrà solo nel 1302 per mano del vescovo Teobaldo e da questo momento fino al XVI secolo continuerà a crescere e ad allargarsi, con varie aggiunte strutturali, ad esempio il giardino esterno, e con l’aumentare anche del numero dei residenti e dell’influenza, diventando uno dei più importanti di Verona. Questo periodo di splendore giunse al termine nel 1570 quando Papa Pio V soppresse l’intero ordine a causa di comportamenti generali ritenuti immorali, seguendo il vento di controriformismo e costante dogmatismo che caratterizzava l’intero periodo. Da questo punto in poi l’intera struttura venne gestita dall’ordine dei Teatini, sotto i quali verranno aggiunte le modifiche più evidenti (subito dopo l’ingresso dei Teatini verrà eretta la vera e propria chiesa di Santa Maria della Ghiaia con la struttura esterna oggi visibile, la Cappella della Vergine Lauretana e infine l’orologio battente ore e minuti, piuttosto moderno per l’anno di costruzione: 1662). I Teatini continueranno a gestire la struttura finché nel 1769 la Repubblica di Venezia impone un trasferimento totale verso San Nicolò portando a un graduale svuotamento ed abbandono del comprensorio con successiva vendita sia delle opere d’arte sia della struttura. Sarà la famiglia Grigoletti ad acquistarlo trasformandola ad abitazione civile chiudendo per un lungo periodo la chiesa e lasciandola andare in rovina, usando solo la zona abitativa. Solo nel 1823 la famiglia Simeoni decide di restaurare anche la zona di culto permettendo nuove funzioni al suo interno. Al giorno d’oggi della struttura ecclesiastica rimane solamente la facciata esterna della chiesa, l’interno è stato trasformato in un abitazione nobiliare mentre le costruzioni monastiche in eleganti appartamenti moderno, l’attico è invece un aggiunta successiva.

Descrizione architettonica: Della piccola chiesetta è ben visibile la facciata rivolta a vicolo Ghiaia, mentre le restanti parti dell’edificio sono poste all’interno di quello che oggi è il giardino di Palazzo Brasavola. La facciata mostra una tessitura muraria composta da blocchi di Tufo alternati a fasce di mattoni.
Due piccole finestre rettangolari ai lati del portale di ingresso entrambe con inferiate e prive di fregi particolari permettono l’illuminazione interna insieme ad una terza finestra con un lato a semicerchio, è ancora visibile la traccia della finestra originale leggermente più in altro e di una costruzione più elegante e lavorata. Elemento di spicco è il portale in pietra con paraste in stile dorico che sostengono un timpano dalla semplice modanatura. Il resto dell’edificio (giardino ed ex complesso monacale) sono ancora presenti: il giardino continua ad essere mantenuto in stile sobrio ed italiano con tanto di piccola piazzetta ben tenuta e zona alberata. Mentre gli edifici ancora attivi sono utilizzati essenzialmente come spazi direzionali tra diverse istituzioni bancarie e non. È degno di nota l’edificio principale dell’intera struttura visibile da piazza Cittadella attraverso un ampio cancello: una grande villa risalente alla ricostruzione attribuita al Cristofoli, bianca in stile eclettico con forti influenze neoclassiche, evidenti nel giardino all’italiana ben tenuto, l’estremo ordine ed equilibrio della facciata e l’ampia scalinata con un mezzo portico esterno oltre che nelle statue sul muro esterno della struttura.

Autore: Istituto Maffei.