Project Description
Chiese ed Istituti scolastici B
La Cittadella è un quartiere storico di Verona, delimitato a nord dalle mura comunali, che lo dividono dalla città romana e altomedievale, ad est dall’Adige e a sud dalle mura austriache oltre le quali si trova la ferrovia e il quartiere di Borgo Roma, mentre ad ovest confina col quartiere della Valverde, lungo la strada principale del quartiere, Corso Porta Nuova.
Il quartiere è così chiamato perché nell’epoca della breve dominazione viscontea (alla fine del XIV secolo), venne costruita una cittadella difensiva che dà il nome anche all’omonima piazza. Su questa si affacciano palazzi di diverse epoche storiche, dalla più antica chiesetta di Santa Maria della Ghiaia (sec. XII), ai più recenti condomini degli anni ’60 del Novecento. Sul piazzale sorge dal 1953, oltre ad un parcheggio sotterraneo, anche un parcheggio all’aperto, molto utilizzato per la vicinanza di piazza Bra.
L’intera zona di Cittadella viene spesso ridotta alla piazza e non vengono tenute in considerazione le vie e gli edifici circostanti.
Attraverso l’utilizzo di documenti cartografici è possibile ricostruire, seppure in maniera approssimativa, lo sviluppo di questa zona. La prima testimonianza cartografica risale alla metà del Quattrocento e lo spazio che noi oggi identifichiamo come Cittadella era caratterizzato principalmente dalla presenza di edifici religiosi, circondati da innumerevoli terreni e spazi coltivabili.
Si può notare una sostanziale modifica del tessuto edilizio a partire all’inizio dell’Ottocento quando le piccole realtà abitative hanno iniziato ad ampliarsi. Questo comportò anche la fondazione di edifici scolastici Di grande importanza fu la presenza della fiera che qui rimase dal 1898 al 1948.
All’inizio del Novecento le testimonianze a nostra disposizione si fanno sempre più dettagliate, descrivendo un paesaggio ormai prossimo alla struttura odierna.
Purtroppo la Cittadella, come altre zone di Verona, ha subito delle perdite sostanziose a causa del secondo conflitto mondiale, che ha portato alla distruzione di numerosi edifici. Molte chiese nella loro forma originaria sono andate perdute e per questo, talvolta è complesso ricostruirne la storia.
Nonostante ciò, quando si parla di Cittadella è lecito attribuire pari importanza sia alle chiese che agli istituti scolastici, in quanto sono stati, fin dai tempi più antichi punto di riferimento su cui si sono basati i progetti di ampliamento del tessuto urbano.
1 – Chiesa di Santa Maria della Ghiaia
Indirizzo: Vicolo Ghiaia, 9
Anno costruzione: Precedente al 1162
Descrizione storica: Le fondamenta dell’edificio risalgono almeno all’anno 1162, anno nel quale l’ordine monacale degli Umiliati ampliò una piccola cappella dedicata alla Madonna risalente ad un periodo ancora precedente, e chiamata della Ghiara per lo stratificarsi di sabbia e ghiaia durante le esondazioni dell’Adigetto. In seguito dal 1175 al 1302 rimase un semplice convento con al suo interno e privo di una vera chiesa consacrata, la consacrazione avverrà solo nel 1302 per mano del vescovo Teobaldo e da questo momento fino al XVI secolo continuerà a crescere e ad allargarsi, con varie aggiunte strutturali, ad esempio il giardino esterno, e con l’aumentare anche del numero dei residenti e dell’influenza, diventando uno dei più importanti di Verona. Questo periodo di splendore giunse al termine nel 1570 quando Papa Pio V soppresse l’intero ordine a causa di comportamenti generali ritenuti immorali, seguendo il vento di controriformismo e costante dogmatismo che caratterizzava l’intero periodo. Da questo punto in poi l’intera struttura venne gestita dall’ordine dei Teatini, sotto i quali verranno aggiunte le modifiche più evidenti (subito dopo l’ingresso dei Teatini verrà eretta la vera e propria chiesa di Santa Maria della Ghiaia con la struttura esterna oggi visibile, la Cappella della Vergine Lauretana e infine l’orologio battente ore e minuti, piuttosto moderno per l’anno di costruzione: 1662). I Teatini continueranno a gestire la struttura finché nel 1769 la Repubblica di Venezia impone un trasferimento totale verso San Nicolò portando a un graduale svuotamento ed abbandono del comprensorio con successiva vendita sia delle opere d’arte sia della struttura. Sarà la famiglia Grigoletti ad acquistarlo trasformandola ad abitazione civile chiudendo per un lungo periodo la chiesa e lasciandola andare in rovina, usando solo la zona abitativa. Solo nel 1823 la famiglia Simeoni decide di restaurare anche la zona di culto permettendo nuove funzioni al suo interno. Al giorno d’oggi della struttura ecclesiastica rimane solamente la facciata esterna della chiesa, l’interno è stato trasformato in un abitazione nobiliare mentre le costruzioni monastiche in eleganti appartamenti moderno, l’attico è invece un aggiunta successiva.
Descrizione architettonica: Della piccola chiesetta è ben visibile la facciata rivolta a vicolo Ghiaia, mentre le restanti parti dell’edificio sono poste all’interno di quello che oggi è il giardino di Palazzo Brasavola. La facciata mostra una tessitura muraria composta da blocchi di Tufo alternati a fasce di mattoni.
Due piccole finestre rettangolari ai lati del portale di ingresso entrambe con inferiate e prive di fregi particolari permettono l’illuminazione interna insieme ad una terza finestra con un lato a semicerchio, è ancora visibile la traccia della finestra originale leggermente più in altro e di una costruzione più elegante e lavorata. Elemento di spicco è il portale in pietra con paraste in stile dorico che sostengono un timpano dalla semplice modanatura. Il resto dell’edificio (giardino ed ex complesso monacale) sono ancora presenti: il giardino continua ad essere mantenuto in stile sobrio ed italiano con tanto di piccola piazzetta ben tenuta e zona alberata. Mentre gli edifici ancora attivi sono utilizzati essenzialmente come spazi direzionali tra diverse istituzioni bancarie e non. È degno di nota l’edificio principale dell’intera struttura visibile da piazza Cittadella attraverso un ampio cancello: una grande villa risalente alla ricostruzione attribuita al Cristofoli, bianca in stile eclettico con forti influenze neoclassiche, evidenti nel giardino all’italiana ben tenuto, l’estremo ordine ed equilibrio della facciata e l’ampia scalinata con un mezzo portico esterno oltre che nelle statue sul muro esterno della struttura.
Autore: Istituto Maffei.
2 – Liceo statale delle scienze umane “Carlo Montanari”
Indirizzo: Vicolo Stimate, 4
Anno costruzione: 1893
Progettista: Ing. Arminio Righetti
Descrizione storica: Il liceo si trova nel centro storico di Verona e venne istituito nel 1867, in seguito all’annessione di Verona all’Italia. Nel corso della storia ha subito diversi cambi istituzionali, infatti, se all’inizio era nato come Scuola Magistrale Femminile, subito dopo divenne Regia Scuola Normale Femminile. L’Istituto fu ospitato per diversi anni in sedi diverse, tra queste il convento dei Padri Stimmatini e il palazzo Orti-Manara di vicolo Leoncino. Più tardi, nel 1893, il sindaco di Verona, Augusto Caperle, convinse il conte Giacomo Montanari, nipote di Carlo Montanari a cedere al Comune il Palazzo Montanari con gli annessi cortile e parco-giardino e nello stesso anno venne edificata l’attuale sede centrale, resa agibile e funzionante con dichiarazione pubblica del sindaco il 3 novembre 1893.
Con la riforma Gentile del 1923, la Regia Scuola Normale Femminile divenne Istituto Magistrale con un piano di studi triennale e nel 1929 l’edificio fu ampliato con l’aggiunta dell’attuale palestra e relativi spogliatoi. Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, l’istituto divenne statale con un piano di studi quadriennale.
Dal 1990 il liceo ospita come liceo-psicopedagogico le sperimentazioni Brocca, il cui progetto consiste in uno studio per la revisione del sistema didattico pubblico italiano effettuato a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90.
Infine, dall’anno scolastico 2010/2011, in base ai nuovi ordinamenti scolastici stabiliti con la Riforma Gelmini, il Liceo Montanari è stato modificato inserendo gli indirizzi di studio Scienze Umane al posto dell’ex socio-psicopedagogico,
Economico-Sociale con opzione Scienze Umane e Musicale.
Descrizione architettonica: L’edificio, edificato nel 1867, presenta una struttura moderna con una facciata molto semplice ingentilita da finestre rettangolari divise con ordine su tre piani.
Autore: Istituto Einaudi.
3 – Università di Verona- Dipartimento scienze giuridiche/Orfanotrofio
Indirizzo: Via Carlo Montanari, 9
Anno costruzione: Istituita nel 1995
Proprietario: Comune di Verona
Descrizione storica: Il complesso qui citato è locato all’interno dell’area della Cittadella viscontea.
In tale area, oggi nota come cittadella del diritto, possiamo mettere in evidenza le sedi del dipartimento di scienze giuridiche, ovvero il palazzo ex Zitelle e le sue pertinenze. Questo fa parte del compendio di Via Bertoni-Via Montanari che costituiva un tutt’uno nel periodo in cui erano in funzione gli Orfanotrofi di Verona La cui storia iniziò il 1° maggio 1520 e da allora è stata ininterrottamente presente nella vita veronese. La prima sede fu stabilita a S. Agnese in Piazza Bra (dove oggi si trova il municipio), per essere poi trasferita nel 1536 presso la SS. Trinità in Cittadella e unificata con altre istituzioni attive in Verona. Nel 1548 assunse la denominazione di “Conservatorio di S. Francesco di Cittadella”, dal nome del complesso conventuale nel quale ebbe nuova sede. Due secoli dopo, nel 1771, nell’ambito di riforme volute dalla Repubblica di Venezia, venne riorganizzata. L’Istituto delle Franceschine fu trasferito nella sede di via Carlo Montanari nel 1842; al suo posto, più di un secolo più tardi, trovò posto il Museo degli Affreschi.
L’edificio di via Montanari ospitava in origine il convento, con annessa chiesa, di S. Croce delle Zitelle. Nel 1616 una certa Maddalena Gamba, rimasta vedova si ritirò a vivere nella zona adiacente alla SS. Trinità, assieme alla figlia e ad alcune giovinette, che istituirono in seguito una congregazione di “dimesse”. Nel 1706 la congregazione eresse la propria chiesetta, consacrata nel 1714 dal vescovo Gianfrancesco Barbarigo. Per essere accolte nella congregazione le aspiranti dovevano “donare” una dote di 800 ducati e portare il proprio mobilio. Gli edifici (convento e chiesa) furono soppressi per far posto alla costruzione dell’Orfanotrofio femminile nel 1810. Il comprensorio infatti fa parte delle parrocchie soppresse in seguito alle disposizioni napoleoniche.
Nella seconda metà degli anni ’60 del Novecento il complesso venne ampliato con la costruzione di un edificio nel cortile est. L’orfanotrofio, poi diventato convitto femminile, rimase attivo fino al 1978.
Dal 1998 il complesso edilizio è utilizzato dall’università di Verona, dipartimento di scienze giuridiche e all’associazione I.C.I.S.S (Istituti Civici di Servizio Sociale).
Nel 2009 venne inaugurato il nuovo auditorium da 256 persone, riconoscibile per la sua particolare forma architettonica su progetto degli architetti Ottorino Tognetti e Khosrow Chodjai Abbassi.
Descrizione architettonica: L’edificio sobrio mostra un’estetica stilizzata ma al contempo stesso un forte senso di solidità, apparendo una perfetta metafora per l’uso che ne e stato fato nei secoli, ovvero rifugio per i meno abbienti: semplicità e sicurezza.
La struttura è posta a lato del complesso di Palazzo Verità Montanari, situata ad angolo tra via Carlo montanari e Via Santissima trinità.
Frontalmente è caratterizzato dalla presenza di due livelli di finestre (quelle superiori di forma rettangolare mentre quelle inferiori quadrangolari), del tutto prive di qualsiasi decorazione, incorniciate semplicemente da un bordeggio bianco. Per quanto la loro disposizione possa sembrare semplice, riesce a conferire, in maniera del tutto sobria, regolarità e ordine alla struttura
Sempre nella parte frontale dell’edificio, ovvero nella sezione che si affaccia su via Carlo montanari, è situato un grande portone ligneo. Si trova inserito all’interno di un arco a tutto sesto realizzato con blocchi di tufo a bugnato. L’arco costituisce l’unico elemento decorativo della facciata frontale, ma anch’esso, come per il bordeggio delle finestre non sembra finalizzato all’abbellimento dell’edificio. Tuttavia, lo si può considerare l’unico componente che spezza la rigida struttura impostata dalle finestre.
Spostandosi leggermente a lato, si nota che la struttura si innalza di un piano e svolta ad angolo verso via Santissima Trinità. La struttura rimane pressoché simile ma, una volta terminata si permette di inglobare con un muretto un ulteriore edificio, anch’esso sede della facoltà di giurisprudenza.
Autore: Istituto Maffei.
4 – Accademia delle Belle Arti di Verona
Indirizzo: Via Carlo Montanari 5
Anno costruzione: 1583
Progettista: Domenico Cartoni
Descrizione storica: L’Accademia di Belle Arti di Verona fu costituita il 18 dicembre 1764 con il nome di “Accademia di Pittura di Verona” sotto la guida di Gianbettino Cignaroli (1706-1770) con la trasformazione in pubblica istituzione dell’antica Accademia del Disegno e con un contributo annuo della Municipalità veronese e l’uso di un edificio di proprietà comunale.
L’Accademia di Verona, una delle più antiche accademie di belle arti del mondo, è una delle cinque Accademie storiche italiane. Giambettino Cignaroli ne fu il primo direttore, dalla sua istituzione fino alla sua morte. Tra i primi che iniziarono ad operare nell’Accademia figurano anche il conte Alessandro Pompei, pittore e architetto, e il marchese Scipione Maffei, l’erudito di fama europea che segnò profondamente la cultura veronese nell’età dell’Illuminismo.
Approvati dal Senato veneziano i Capitoli accademici all’inizio del 1765, l’Accademia di Pittura veronese iniziò la sua attività con il Cignaroli “direttore perpetuo”, tre presidenti, tre “Maestri di pittura”, nominati ogni anno, e trentatré pittori aggregati con la qualifica di fondatori.
Gli anni che seguirono la campagna d’Italia di Napoleone e la caduta della Repubblica di Venezia, in una città a lungo contesa tra francesi e austriaci, non furono facili per l’istituzione, nel frattempo intitolata Accademia di Pittura e Scultura. Mentre era impegnato come catalogatore e conservatore del patrimonio artistico veronese e si dedicava all’ambizioso progetto di una storia illustrata della pittura veronese, Saverio Dalla Rosa (nipote di Cignaroli) si adoperò nella riorganizzazione dell’Accademia dotandola di nuovi strumenti didattici e selezionando dipinti di antichi maestri che avrebbero costituito il nucleo della pinacoteca pubblica, allestita nel 1812 nella sala del Consiglio del Comune; l’Accademia sarebbe però stata contigua al museo soltanto a partire dal 1856.
Negli anni Settanta dell’Ottocento l’Accademia veronese si distinse per particolare vivacità grazie al potenziamento della sua istituzione. Dopo un concorso nazionale fu chiamato a dirigere la scuola e ad insegnarvi pittura Napoleone Nani (1841-1899), pittore veneziano di vocazione “verista” che seppe portare a Verona la moderna esperienza didattica dell’Accademia di Venezia.
Dopo diversi cambiamenti di sede, nel 1949, l’Accademia trovò una sistemazione definitiva presso Palazzo Verità Montanari, commissionato da Giacomo Verità, che la fece costruire intorno al 1583.
Nel marzo 2012 tra l’Accademia di Belle Arti “G.B. Cignaroli”, il Comune di Verona e la Provincia di Verona, si è costituita la Fondazione Accademia di Belle Arti di Verona.
Descrizione architettonica: L’Accademia di Belle Arti di Verona trova sede presso Palazzo Verità-Montanari. Questo si affaccia su Via Carlo Montanari con un cortile chiuso dal muro di cinta. Il muro perimetrale, che in origine correva ampio su due lati, quello di Vicolo Stimate e Via Carlo Montanari, ora è parzialmente inglobato nei corpi di fabbrica che sono stati aggiunti alla struttura principale nel Settecento e nel Novecento.
In origine il complesso architettonico era costituito da un corpo centrale a tre piani delimitato ai lati da due ali laterali ad un solo piano tra loro speculari.
Oggi il muro è intonacato e nel lato maggiore, nel cui centro si eleva il grande portale, accanto al quale sono poste due lapidi dedicate a Carlo Montanari.
Il portale che da accesso alla corte interna è caratterizzato da una muratura in bugnato e presenta sulla sommità una testa di donna e due figure di satiri con le braccia aderenti al corpo e dai quali pendono festoni di fiori e frutta.
Il portale di ingresso al palazzo, costruito in epoca rinascimentale, è raccordato con il muro che lo contiene con due volute di capitelli; due finestre sono aperte nello spazio risultante dall’ampiezza delle volute e formano, con le altre due sotto il cornicione del muro, una massa quadrangolare che conferisce maggiore leggerezza alla struttura del portale. Nella chiave della volta dell’arco è posto il busto di Hieronimus Veritas, come si legge in un cartiglio scolpito sotto il busto, che il Conte Giacomo Verità volle ricordare come personaggio centrale della famiglia. L’arco stesso è sormontato da tre pilastrini sulla cui sommità si trovano tre palle in ferro. Sono ancora presenti tracce di affreschi tra le mensole delle finestre del primo piano perché protette dagli agenti atmosferici; le tracce oggi sono poche e dilavate, ma consentono di ipotizzare una facciata cinquecentesca completamente affrescata.
L’ala sinistra, verso Vicolo Stimate, è stata rialzata prima nel 1762 e poi successivamente nei primi decenni del novecento; l’ala che si affaccia verso il convento delle Zitelle, invece, meno alta di quella verso Vicolo Stimate, rende asimmetrica la pavimentazione del cortile centrale, ai lati del quale se ne aprono altri due più piccoli. Il cortile posteriore, oggi a uso dell’istituto Montanari, ha subito notevoli cambiamenti dalla sua costruzione. Il recente restauro del portale è ad opera degli studenti stessi dell’Accademia.
Autore: Istituto Maffei.
5 – Educandato agli Angeli
Indirizzo: Via Cesare Battisti, 6
Anno costruzione: 1812 (istituzione del collegio) 1950 (ricostruzione degli edifici)
Progettista: Architetto Plinio Marconi, ingegnere Aldo Cossato
Descrizione storica: L’Educandato Statale agli Angeli è sorto nel luogo dove avevano sede, fin dal XIII secolo, due conventi, uno di suore, l’altro dei frati Umiliati di Monte Oliveto. Circa un secolo più tardi, gli edifici, lasciati liberi dai religiosi, divennero un ospedale. Nel 1533 l’intero complesso fu preso in consegna dalle suore benedettine che precedentemente avevano il loro convento di S. Maria degli Angeli, nella allora aperta campagna fuori da Porta Vescovo. Le suore ottennero dalle autorità religiose locali il permesso di dare lo stesso nome al loro nuovo convento, e fecero pertanto porre un bassorilievo raffigurante la Madonna degli Angeli sul portale d’ingresso della chiesa. Da allora e fino al principio del secolo XIX le monache ampliarono il monastero aggiungendo nuovi edifici e acquistando la terra incolta che lo attorniava. In particolare, fra 1783 e 1788 il complesso fu completato con abbellimenti del giardino e aggiunte di dormitori e refettori, oltre che del campanile progettato dall’architetto Paolo Pozzo destinato però ad essere raso al suolo nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. In seguito alle soppressioni napoleoniche, nel 1812 le suore furono costrette a lasciare il convento e, al loro posto, fu istituito il “Reale Collegio delle Fanciulle”, con lo scopo (come si legge nell’atto costitutivo) di dare alle fanciulle una buona, ed utile educazione pel loro avvenire; vi si insegneranno il leggere, lo scrivere, i principi di religione, di morale, di storia, il disegno, il cucire ed il ricamo. Con l’annessione all’Austria del territorio veneto venne confermato il ruolo del Collegio, che a partire dal 1839 divenne “Imperial Regio Collegio”, nel quale furono introdotte varie novità, tra le quali lo studio della lingua tedesca. Nel 1870 la monarchia sabauda confermò a sua volta l’importanza di questa istituzione con un nuovo Statuto, nel quale i corsi di studio venivano meglio definiti ed ampliati, con l’istituzione di un corso elementare di quattro classi ed uno superiore di tre. Il Reale (non più Regio, e quindi con una autonomia molto maggiore) collegio mantenne il suo ruolo fino alla Prima Guerra Mondiale, durante la quale diventò un ospedale militare; nella Seconda Guerra Mondiale fu invece sede del comando tedesco e centro di smistamento truppe (anche in virtù della vicinanza alla stazione ferroviaria che consentiva di comunicare agevolmente con la Germania) e divenne uno dei bersagli principali dei bombardamenti alleati; specialmente in seguito a quello del 6 aprile 1945 la struttura venne quasi completamente distrutta: l’unica traccia dell’edificio antico è la facciata dell’entrata monumentale, resto significativo è inoltre il bunker sotterraneo fatto costruire nel 1943 dai nazisti come rifugio antiaereo ed ancora visibile all’interno del parco. L’attuale complesso edilizio risale agli anni ’50, su progetto dell’architetto Marconi di Roma e dell’ingegnere veronese Aldo Cossato.
Descrizione architettonica: Salvo pochi restauri ed interventi recenti la struttura rimane sostanzialmente la stessa del progetto Cossato-Marconi: partendo dal fabbricato settecentesco di Luigi Trezza sopravvissuto ai bombardamenti, i due tecnici studiarono un complesso di volumi che percorre tutta Via Cesare Battisti, concludendosi all’angolo di Via del Minatore con una cappella realizzata però in un progetto separato a partire dal 1968 sotto la guida dell’architetto milanese Giovanni Muzio. Nel vastissimo (oltre tre ettari) e secolare parco che si stende per tutta Via del Minatore (concludendosi con un parcheggio nell’angolo con la Circonvallazione Raggio di Sole) si sviluppano due fabbricati innestati perpendicolarmente alla facciata di Via Battisti e collegati fra di loro in modo da formare una sorta di chiostro. Il linguaggio e lo stile adottati nelle architetture sono prettamente funzionali e legati a stilemi di stampo razionalistico tipicamente novecentesco, differenziandosi dunque in maniera sostanziale ed evidente alla superstite parte settecentesca dell’entrata monumentale a ridosso di Corso Porta Nuova, molto più elaborata e virtuosa seppur priva di eccessi.
Il parco, dovendo ospitare centinaia di studenti fra scuole Primarie e Secondarie, è spazioso e fornito di diversi campi sportivi; vi è inoltre una recente struttura ad anfiteatro di modeste dimensioni, utilizzata per svolgere lezioni all’aperto.
Il bunker antiaereo è ancora integro e visitabile ma in stato di sempre maggiore deperimento a causa dell’infiltrazione di acqua nella struttura, che non ha ricevuto alcuna manutenzione. . I tedeschi edificarono il bunker con il calcestruzzo e lo posero sotto a circa 6 metri di terra in modo che le esplosioni e le vibrazioni da esse causate venissero attutite; era progettato per ospitare 150 persone e dotato di una stanza riservata agli ufficiali, bagni e un’infermeria per cui vennero probabilmente presi in prestito letti del soprastante convitto.
La cappella progettata dal Muzio è oggi sconsacrata e adibita nel corso degli anni a diverse funzioni pratiche e logistiche, fra cui mensa e aula conferenze. Il progetto originario poco si discosta dall’odierno edificio, dove il presbiterio si presenta sormontato da una cupola costolonata, avvolta da tiburio ottagono con sovrastante lanterna; il tiburio doveva essere scandito da lesene con paramento in laterizio a vista, oggi assenti.
Autore: Istituto Maffei.
6 – Chiesa SS. Trinità in Monte Oliveto
Indirizzo: Via Santissima Trinità, 4
Anno costruzione: Sec. X
Descrizione storica: Sorta sul probabile luogo di una necropoli romana, la chiesa della Santissima Trinità fu edificata tra il 1073 e 1077, su una collinetta di modeste dimensione che si levava poco fuori dalle mura romane e comunali della città, con lo scopo di farne un monastero. La consacrazione avvenne il 12 gennaio 1117 ma a seguito del catastrofico terremoto dello stesso anno si dovette procedere a una seconda fabbrica. Oltre alla chiesa e alle residenze dei monaci, qui vi era anche un ricovero per pellegrini e uno scriptorium di notevole importanza. Dopo il successivo abbandono da parte dei monaci, nel 1529 il vescovo di Verona Gian Matteo Giberti visitò l’edificio e circa quindici anni dopo ottenne da papa Paolo III che il complesso fosse adibito a ricovero per le “donne pentite o mal maritate”. Nel 1797 le truppe napoleoniche decretarono la soppressione dell’abbazia e la trasformazione in ospedale militare. Sul finire della seconda guerra mondiale la chiesa fu danneggiata da un bombardamento che causò, in particolare, la perdita dell’antico chiostro, quindi al termine della guerra si procedette immediatamente al restauro del monumento.
Descrizione architettonica: Il complesso è in stile romanico veronese, pur con alcuni rimaneggiamenti rinascimentali e neoclassici: la facciata a capanna, con il protiro pensile e due trifore a lato, dà accesso a un atrio, prolungamento della chiesa primitiva, una volta utilizzato come sagrato cimiteriale e in cui sono ancora conservate antiche tombe. La tecnica costruttiva è tipica dello stile romanico veronese con filari alternati di mattoni rossi in laterizio e blocchi di tufo giallo. Il campanile, di solido impianto quadrato, è forse il prototipo romanico di tali manufatti: massiccio, rosso di mattoni e reso leggero dal tufo, dalle lesene e dagli spigoli, è ornato da tre linee orizzontali di archi a varie altezze e alleggerito dalle finestre a trifora e dalla cella campanaria.
Gli spazi interni sono quelli che hanno visto le maggiori trasformazioni nel corso del tempo; ben poco dell’originale impianto romanico rimane visibile oggi.
La pianta della chiesa, di struttura longitudinale, è chiusa da un’abside che comprende tutta la larghezza della navata o, come sembra, delle tre navate originarie. Due cappelle minori si affiancano all’abside maggiore. La piccola abside settentrionale, datata intorno al 1117, è costruita in mattoni di laterizio in triplici filari alternati regolarmente a un corso di tufo, presentando quindi uno dei primi esempi di tale tecnica costruttiva. Le altre parti della chiesa superstiti della costruzione romanica sono databili negli anni intorno al 1130 e riconoscibili nell’abside maggiore, nell’atrio e nel campanile.
La pianta è a croce latina con un marcato sviluppo longitudinale, la cui aula è a un’unica navata, coperta da un tetto a capriate lignee, che termina nella zona triabsidale costituita da un coro semicircolare con soffitto a catino e da due cappelle laterali, i bracci della croce, racchiuse superiormente da volte a crociera.
Tra le varie opere d’arte in essa conservate si possono ammirare affreschi trecenteschi e tele del pittore veronese Domenico Brusasorzi e di suo figlio Felice; un affresco di Martino da Verona raffigurante una splendida Annunciazione gotica a decorazione dell’arco trionfale; una scultura di Enrico di Rigino raffigurante la Santissima Trinità; pregevoli dipinti di Jacopo Ligozzi e di Giovanni Caliari.
Autore: Istituto Einaudi.
7 – Liceo Scientifico Statale “Angelo Messedaglia”
Indirizzo: Via Don Gaspare Bertoni 3/B
Anno costruzione: 1910
Progettista: Arch. Giovanni Tempioni
Descrizione storica: Dal 1 settembre 2008 la nuova Sede del Liceo “Messedaglia” diventa l’edificio “Barbarani” situato in via Bertoni, che fino al 1978 aveva ospitato un orfanotrofio ed un collegio per l’avviamento al lavoro giovanile, restaurato e fornito di tutte quelle infrastrutture necessarie ad una didattica aggiornata alle nuove metodologie, con ampi spazi e laboratori. All’interno sono presenti anche una collezione di testi antichi in una delle due biblioteche e una collezione storica di strumenti didattici per la fisica.
Il palazzo Barbarani, precedentemente adibito a edificio scolastico, a seguito di un lungo stato di abbandono aveva subito gravi danni: il tetto era crollato, mentre i muri portanti dovettero essere rinforzati da strutture esterne in acciaio. Nel 2006 sono iniziati i lavori di ristrutturazione del grande palazzo, che è diventato la nuova sede unica del liceo scientifico all’inizio dell’anno scolastico 2008/09.
Descrizione architettonica: La sede attuale, ovvero Palazzo Barbarani, presenta una facciata moderna, preceduta da una scalinata, che porta all’entrata. La struttura centrale è aggettante, divisa in tre sezioni ed è caratterizzata dalla presenza di finestre caratterizzate da un disegno semplice.
Ai lati due sezioni simmetriche retrostanti rispetto al corpo centrale conferiscono un severo rigore al complesso che si inserisce armonicamente nel tessuto architettonico adiacente.
Autore: Istituto Einaudi.
8 – Chiesa di San Domenico al Corso
Indirizzo: Via del Pontiere, 30
Anno costruzione: Sec. XVI
Descrizione storica: La Chiesa di San Domenico è un ex luogo di culto cattolico: venne fatto costruire dalle omonime monache nel Cinquecento, quando dovettero trasferirsi dal borgo di San Giorgio in Braida fuori dalle mura, in Cittadella, perché la Repubblica di Venezia aveva ordinato l’abbattimento di tutti gli edifici presenti nel raggio di un miglio dalle mura cittadine, tra i quali c’era, quindi, il loro monastero, che venne demolito nel 1517. Il nuovo complesso, realizzato tra il 1537 e il 1543, divenne quindi sede del monastero, la cui chiesa venne consacrata l’11 novembre del 1554 dal vescovo di Verona Luigi Lippomano. Fra il Seicento e il Settecento venne rinnovata e vennero dipinte le pareti e inserite opere pittoriche di pregio, dopodichè nel 1811, il monastero venne soppresso tramite decreto napoleonico e quindi demaniato. In questa occasione Domenico Maboni acquistò il monastero, composto dalla chiesa, dal convento, dagli orti e un gruppo di 17 edifici residenziali. Successivamente, tra il 1827 e il 1831, Leopoldina Naudet, fondatrice della congregazione delle sorelle della Sacra Famiglia, acquistò tutto il complesso da Maboni. Infine, venne ceduto al Comune di Verona che lo suddivise in vari lotti con diverse destinazioni, tra cui un istituto tecnico e nelle strutture del vecchio convento trovò sede prima il comando dei Vigili del Fuoco e poi, ancora oggi, il Comando dei Vigili urbani.
Durante la seconda guerra mondiale il complesso subì danni notevoli e dal 2010 la chiesa è divenuta sede della comunità evangelica luterana di Verona e Gardone, facente parte della Chiesa evangelica luterana in Italia.
Descrizione architettonica: E’ una chiesa in stile barocco. L’austera facciata a capanna della chiesa è visibile dalla strada, tuttavia l’accesso al sagrato avviene tramite un piccolo portale in pietra realizzato durante la ristrutturazione del XVII-XVIII secolo. Esso è caratterizzato dalla statua di San Domenico situata in una nicchia e realizzata da Orazio Marinali, scultore attivo, oltre che a Verona, a Bassano del Grappa e Vicenza.
Lo spazio interno, ad aula unica, è caratterizzato dagli altari realizzati sempre durante i lavori di ristrutturazione di età moderna, opera del lapicida e architetto Francesco Marchesini, oltre che dal ricco apparato decorativo pittorico, costituito dalla volta affrescata dal figlio di Marchesini, Alessandro, che raffigurò la “Gloria di san Domenico”, una grandiosa macchina scenografica esempio illustre di pittura barocca veronese. Nelle pareti si possono ammirare pregiati affreschi di Antonio Zanoni.
Autore: Istituto Einaudi.
9 – Istituto Ferraris
Indirizzo: Via Del Pontiere 40
Anno costruzione: 1910; 1947
Progettista: Arch. Giovanni Tempioni
Descrizione storica: L’Istituto Tecnico Industriale venne intitolato nel 1936 a Galileo Ferraris (1847-97), scienziato piemontese noto per gli studi sull’elettricità e sull’ottica. L’Istituto Tecnico Industriale “Galileo Ferraris” nasce come “scuola del lavoro” nel 1909 al fine di garantire la formazione dei lavoratori e sostenere l’avviata attività industriale della città. Infatti lo sviluppo delle arti e delle industrie meccaniche esigeva che l’operaio avesse una coltura teorica manuale superiore a quella acquisita con la pratica; si sentiva pertanto il bisogno di una scuola di lavoro, di una scuola industriale professionale.
Nel settembre del 1912, conclusi i lavori di realizzazione dell’edificio, la nuova scuola apriva i battenti e già al secondo anno accoglieva 162 alunni. Nel 1920 giunse l’atteso Regio Decreto con il quale la “Scuola industriale maschile” di Verona, istituita e mantenuta dal Comune, veniva posta sotto la diretta dipendenza del Ministero per l’Industria e il Commercio con la denominazione di “Regia Scuola Industriale” di Verona. Aumentava la frequenza passando negli anni fra il 1941 e il 1945 da 512 a 685 alunni. L’epilogo drammatico della seconda guerra mondiale colpì l’istituto: un violento bombardamento il 28 febbraio 1945 danneggiò l’edificio, provocando gravi danni tra cui il crollo della facciata e la distruzione di 10 officine su 12.
I lavori di ricostruzione furono iniziati già nell’ottobre del 1945, ma procedettero molto lentamente tra interruzioni e riprese fino al 1954.
Nel 1947 la Scuola diventava Statale grazie all’impegno dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione.
Nel 1962 la Scuola Tecnica Industriale divenne autonoma e si trasformò nell’Istituto Professionale “Giorgi”, nel 1964 nacque la sezione staccata di San Bonifacio e successivamente di Villafranca, che in seguito sono, rispettivamente, confluite negli Istituti “Dal Cero” e “Anti”.
Nel 1971-72 gli alunni erano più di duemila, tanto che nel 1972 si giunse alla decisione di staccare la sezione di Legnago, mentre nel 1974 avvenne lo sdoppiamento che portò alla nascita dell’I.T.I.S. “Marconi”.
Nel 2001 l’I.T.I.S. “Galileo Ferraris” ha promosso la fondazione del Consorzio Verona Tecnologia, sperimentazione di una nuova aggregazione di Istituti Tecnici e Professionali dell’Industria: “Marconi” “Fermi” e “Giorgi” di Verona, “Dal Cero” di San Bonifacio, “Anti” di Villafranca, “Silva” di Legnago finalizzata alla partecipazione di progetti europei come EDUROBOT e di ricerca scientifica ed educativa come NANOTECNOLOGIE, EVA ENERGY (energie rinnovabili), LA RADIO NELLE SCUOLE.
Nel dicembre 2007 il Consorzio Verona Tecnologia si è sciolto per lasciare il posto a nuove forme di collaborazione quali il Distretto Formativo per la Robotica in preparazione al Polo per l’Istruzione Tecnica Superiore. Tali scelte hanno consentito all’I.T.I.S. “Galileo Ferraris” di porsi tra le realtà scolastiche più significative e qualificate di tutto il territorio nazionale ed interlocutore credibile nella progettazione e ridefinizione dei nuovi indirizzi dell’Istruzione Tecnica, pronto a raccogliere la sfida della trasformazione tecnologico-scientifica e sociale in atto.
Descrizione architettonica: L’edificio Ferraris, secondo il progetto originale di costruzione, consta di due piani: uno terreno che comprende atrio d’ingresso, scalone d’accesso al piano superiore, uffici di direzione, abitazione del custode, una vasta aula per disegno meccanico, una sala per la plastica e un’altra per le macchine, un’aula per deposito di modelli.
Il piano superiore comprende: due vaste aule per la coltura generale, la scuola di chimica e quella di fisica con annessi gabinetti, un locale per la mostra dei lavori, uno per la biblioteca ed uno per riunioni e l’abitazione del direttore.
Ad ovest del fabbricato scolastico e per tutta la sua lunghezza sorgono le officine in sette riparti tutti comunicanti, fornite di spogliatoio, lavatoio, latrine e locale di sgombero e dei pronti soccorsi. Fra le officine ed il fabbricato scolastico, comunicanti a mezzo di un andito, vi sono due cortili. Il fabbricato ad uso scuola ha un’area coperta di circa mq. 2000 ed il fabbricato per officine di circa mq. 1400, e vi avranno sedi distinte le officine per falegnami e intagliatori, per meccanici, elettricisti, fabbri, lavoratori della pietra e dei marmi, orefici, incisori. ecc. ed i laboratori per l’idrotecnica e la chimica. Questa parte dell’istituzione assumerà anche il carattere di un’azienda industriale.
Autore: Istituto Maffei.
10 – Chiesa di San Francesco al Corso
Indirizzo: Via Luigi da Porto 5
Anno costruzione: Sec. XIII
Descrizione storica: Il convento dei frati minori conventuali di San Francesco fu fondato nel 1230 per iniziativa di Raniero Zeno, podestà di Verona.
L’appellativo “al Corso” deriva, secondo alcune fonti, dal percorso antico della corsa del Palio del drappo verde, in programma ogni prima domenica di Quaresima, che originariamente iniziava in prossimità della chiesa. Tale corsa è citata anche nell’Inferno di Dante Alighieri, in riferimento alla pena inflitta a Brunetto Latini: “parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna”.
Nel 1261 i francescani trasferirono il loro convento presso la chiesa dei Santi Fermo e Rustico e nel 1275 cedettero San Francesco al Corso ai religiosi e alle suore dell’ordine di San Marco di Mantova.
Nel 1360 la chiesa di San Francesco passa alle monache benedettine. La prima badessa fu Caterina della Scala. Successivamente nel 1459 il vescovo Ermolao Barbaro consacra la chiesa, dopo una fase costruttiva e di ristrutturazione.
Nel 1624-1625 un fulmine colpì la polveriera della vicina Torre della Paglia e la chiesa venne danneggiata. Le due iscrizioni alla parete esterna della cappella verso il chiostro ne ricordano la parziale ricostruzione.
Descrizione architettonica: La chiesa, di semplici fattezze, ha un portale in legno e un’apertura semicircolare vetrata. A sinistra si scorgono dei resti della struttura che sono crollati nel secolo scorso e al suo interno si trova la bella cappella della Vergine, di impianto rettangolare illuminata da finestre a lunetta e riccamente decorata in stucco nel 1617. Nelle nicchie rettangolari si trovano importanti dipinti di Alessandro Turchi, Pasquale Ottino e Clemente Bocciardo, artisti di stampo prebarocco. All’interno di questa aula vi si trovano inoltre pale d’altare dal 16° al 18° secolo di celebri autori come Caroto, di proprietà dei Musei Civici di Verona.
La struttura retrostante, che si snoda in maniera rettangolare, era anticamente un monastero e oggi, invece, è diventata sede del museo cittadino intitolato a Giovanni Battista Cavalcaselle nel 1973, uomo acculturato e considerato il fondatore della moderna storia dell’arte in Italia. Il museo è stato ideato per ospitare numerosi affreschi che furono staccati dalle facciate delle case cittadine o da interni delle chiese a scopo conservativo. In questo complesso inoltre si trova anche una ricostruzione alquanto suggestiva del sepolcro di Giulietta. La tradizione che individuava in questo luogo la sepoltura dei due amanti risale già al 1500, secondo la testimonianza dell’erudito Girolamo dalla Corte, che per primo fa riferimento al sepolcro custodito nel convento di San Francesco.
Sin dai primi decenni dell’Ottocento la tomba divenne meta di un culto vagamente superstizioso e frequentemente i visitatori ne rimuovevano dei frammenti come se fossero sacre reliquie. In una condizione di crescente degrado, nel 1868, la Congregazione della Carità decise di dare una sede migliore al sarcofago e costruì una sorta di piccola cappella. Recintata alla fine del secolo, nel 1910 venne collocato un busto marmoreo di William Shakespeare.
Autore: Istituto Einaudi.